Bruxelles – L’Europa spende di più in cultura, e l’Italia non fa eccezione, pur restando in fondo alla classifica correlata al PIL. Tra il 2017 e il 2018 nel territorio dell’UE (a 27, senza contare il Regno Unito) si sono spesi 200 milioni di euro in più a sostegno di servizi culturali. Per cinema, teatri, mostre, esposizioni, visite e rassegne si è speso a fine 2018 quasi 6,3 miliardi, contro i poco più sei miliardi dell’anno precedente. Uno sforzo che potrebbe essere stato vanificato dalla pandemia di Coronavirus, e le misure di confinamento che hanno visto la chiusura di tutti i luoghi pubblici.
A guardare la classifica degli impegni di risorse in termini percentuali, l’Italia figura agli ultimi posti, con lo 0,6% del Prodotto interno lordo (PIL). Ma tramutando la stessa tabella in termini assoluti, l’Italia risulta il terzo Paese dell’UE per finanziamento alla cultura, con 854,6 milioni di euro, in aumento. Va notato che con il governo Gentiloni, nel 2017 e nel 2018 la spesa per la cultura è aumentata per due anni consecutivamente (845 milioni e 854,6 milioni) rispetto ai livelli del 2016 (830,7 milioni).
Davanti all’Italia ci sono solo Germania (circa 1,5 miliardi di euro) e Francia (circa 1,3 miliardi di euro) per spesa pubblica nel settore culturale. Anche in questi due Paesi negli ultimi due anni si è assistito ad un incremento degli impegni, e sono gli unici due a destinare oltre un miliardo di euro per la cultura.
Va notato che le spese dei governi di Italia e Germania, per quanto più sostanziose in termini assoluti, risultino comunque poco performanti. in termini percentuali si collocano sotto la media europea dell’1% di Pil destinato ai servizi culturali.