Bruxelles – Fare in fretta, fare bene. Adesso tutto è nella mani dei governi. La Commissione europea non intende snaturare la politica di coesione, ma solo venire incontro alle immediate necessità dei territori colpiti dalla crisi innescata dalla pandemia di COVID-19. Quindi ora saranno gli Stati a dover provvedere. Responsabilità politica, di gestione, di successo. Da qui in avanti, se le cose si mettono male, non sarà per colpa di Bruxelles. La commissaria europea per la Coesione, Elisa Ferreira, ha voluto una volta di più mettere le cose in chiaro e i Paesi con le spalle al muro.
La riunione del consiglio dei ministri UE responsabili per le politica di coesione di oggi (15 giugno) non prevedeva decisioni. Ormai ogni passo da compiere sulla proposta della Commissione per un nuovo bilancio settennale e meccanismo per la ripresa viene lasciato alle decisioni dei leader. Un via libera dunque, se del caso, è per un momento successivo. Primo avviso ai rappresentanti dei governi, allora. “Non indugiare, non c’è tempo da perdere”, sottolinea Ferreira, da cui arriva l’esortazione a “fare tutto il possibile per accelerare il completamento dei negoziati”.
Quindi l’appello diretto a saper far tesoro dei fondi. “Vi esorto a garantire che lo strumento per la ripresa e il sostegno alla coesione funzionino per tutti, in particolare le regioni meno sviluppate e i settori più colpiti. Nella fretta, non devono essere dimenticati”. Il programma REACT-UE, contenente le risorse aggiuntive per gli investimenti nella sostenibilità, nel digitale e nella capacità di resistenza dell’economia prevede l’assegnazione delle risorse su base nazionale, non regionale. “Ciò era necessario per motivi statistici, per cogliere l’impatto immediato della crisi”. Ma, ricorda Ferreira ai ministri, “la base nazionale consente inoltre la flessibilità di incanalare i finanziamenti verso le maggiori esigenze”. Si può e si deve investire nelle regioni più in difficoltà. “Presterò particolare attenzione per garantire che le regioni meno sviluppate ottengano la loro giusta quota”.
La commissaria mette in guardia proprio dai rischi che la necessità di interventi eccezionali portano con c’è. “La flessibilità senza precedenti comporta il rischio di perdere il DNA della politica di coesione“, avverte. Permettendo un uso elastico di fondi, spostamenti di risorse, si rischia di perdere di vista l’obiettivo finale. “Ho difeso la flessibilità, perché è necessario in questi tempi straordinari, ma dobbiamo conciliare la riparazione a breve termine con gli obiettivi a lungo termine della politica di coesione”.
C’è da finanziare la doppia transizione verso un’economia verde e digitale, e il programma REACT-EU è un ponte tra i due ciclo di bilancio, i due periodi di programmazione di spesa. “REACT-EU non è una nuova destinazione, è solo un ponte per tornare in pista il più rapidamente possibile”.