Bruxelles – Vincolare i fondi del Bilancio comunitario al rispetto dei valori europei rimane per la Commissione la soluzione più efficace per sollecitare i governi a rispettare il principio dello stato di diritto. “Dovremmo però stare attenti a non penalizzare cittadini e ONG che utilizzano queste risorse”, sottolinea la vicepresidente della Commissione, Vera Jourova in audizione all’Europarlamento, mentre sintetizza le priorità del suo mandato per i prossimi mesi: trasparenza, tutela dello stato di diritto, lotta alla disinformazione, prima di tutto. Tutte responsabilità condivise tra istituzioni europee e governi, che serviranno a potenziare la resilienza della democrazia europea.
La Commissione, intanto, si dice “pronta a fare maggiori pressioni sugli Stati membri per una nuova condizionalità per fondi del QFP, il bilancio comunitario pluriennale (2021-2027)”. Nei fatti, significa sospendere l’accesso alle risorse per quei Paesi che fuoriescono dal perimetro della democrazia e non rispettano il principio dello stato di diritto. La discussione sarà sul tavolo dei negoziati sul Bilancio dei leader di stato e di governo che si aprirà venerdì 19 giugno, insieme alla proposta della Commissione per la ripresa economica post-pandemia.
Jourova assicura alla commissione per le Libertà Civili che “lo stato di diritto in Europa funziona”. A settembre verrà pubblicato il primo rapporto di Bruxelles sul tema, che principalmente servirà a instaurare un dialogo interattivo con i Paesi membri e come “strumento di prevenzione” per ulteriori degenerazioni nei vari Paesi che destano maggiori preoccupazioni. Ungheria e Polonia, la lente di Bruxelles si sofferma molto spesso qui per monitorare il rispetto dei valori europei, l’esistenza di un sistema dei media indipendenti e di qualità e della condizione delle minoranze, come quella LGBT.
Disinformazione, notizie manipolate, bufale e fake news: dagli attori internazionali che la Commissione ha individuato come maggiori responsabili per la loro diffusione – tra cui spiccano Russia e Cina – sono utilizzate come un’arma contro l’Unione europea e contro la sua immagine nel gestire l’emergenza sanitaria. Non a caso, sottolinea la commissaria, la disinformazione è stata inserita dalla NATO tra le minacce globali ibride.
Ma le minacce in questo senso non arrivano solo da attori esterni all’UE. La trasparenza deve “ricoprire un ruolo chiave per la nostra comunicazione”, ricorda la commissaria. La trasparenza dovuta ai cittadini riguarda anche il processo decisionale europeo e il rapporto tra istituzioni europee e le lobby europee. Mentre infatti già esistono regole più vincolanti per quanto riguarda il rapporto di Commissione UE e Parlamento europeo con i cosiddetti portatori di interesse, il Consiglio europeo non ha ancora adottato regole più stringenti e soprattutto comuni. La Rappresentanza permanente d’Italia in UE, dal canto suo, aveva individualmente adottato nuove misure di autoregolamentazione. Da domani, fa sapere Jourova, si apriranno dei negoziati per un accordo interistituzionale per introdurre un registro obbligatorio sulle lobby per tutte e tre le istituzioni europee. La Commissione europea, sintetizza, intende veicolare una nuova cultura della trasparenza anche nell’iter legislativo europeo.