Bruxelles – Russia e Cina. La gran parte della massiccia campagna di disinformazione relativa al Coronavirus e al ruolo dell’Unione europea e dei suoi Stati membri nel gestirla, arriva da lì. Bruxelles lancia l’allarme nella sua prima comunicazione congiunta sulla disinformazione da Covid, pubblicata oggi dalla Commissione europea. La disinformazione si alimenta soprattutto delle ansie e delle paure delle persone e non è un caso che gli Stati membri più colpiti dalla pandemia siano anche i più vulnerabili e più esposti alla diffusione delle fake news. L’Italia è sicuramente tra i Paesi più colpiti, sostiene la vicepresidente della Commissione europea con delega alla Trasparenza, Vera Jourova.
L’impatto del Coronavirus sulla popolazione mondiale è stato devastante, ma non è l’unico virus contro cui l’Unione europea è stata costretta a confrontarsi. Da mesi ormai, l’UE è al centro di una vasta infodemia, un’ondata di bufale, fake news e notizie fuorvianti legate al virus, diffuse da attori terzi e che soprattutto rischiano di essere dannose per i cittadini. “Gli attori stranieri e alcuni paesi terzi, in particolare la Russia e la Cina” si legge nel documento, “sono impegnati in operazioni di influenza mirate e campagne di disinformazione intorno al COVID-19 nell’UE, nel suo vicinato e a livello globale, cercando di minare il dibattito democratico“.
L’obiettivo, secondo Bruxelles, sarebbe quello di danneggiare l’immagine dell’UE e dei suoi Stati membri, indebolirne i sistemi democratici e la credibilità come attore globale in grado di gestire una crisi di ampia portata. Ma in questo caso non è solo la credibilità dell’UE a risentirne. Nel quadro della diffusione di una pandemia, la disinformazione può anche uccidere, ribadisce il capo della diplomazia europea, Josep Borrell. La strategia della Commissione, tra le altre cose, punta a rafforzare la cooperazione tra gli attori chiave come autorità pubbliche, giornalisti, ricercatori, verificatori di fatti, ma anche con i partner internazionali, tra cui l’OMS, il meccanismo di risposta rapida del G7 o la NATO. È soprattutto indispensabile un dialogo costante con le piattaforme online e con i maggiori social media, perché rischiano di essere strumentalizzati per la diffusione di queste false informazioni.
La Commissione europea, dicono Borrell e Jourova in conferenza stampa, sostiene che le piattaforme online abbiano compiuto passi positivi durante la pandemia contro la disinformazione, ma devono intensificare ancora i loro sforzi. In particolare, attraverso la loro collaborazione, Bruxelles punta a rimuovere dal Web tutto ciò che può essere dannoso per i cittadini – frodi commerciali, informazioni pericolose per la salute – e a costruire una nuova narrazione di ciò che l’UE fa o non fa contro la pandemia, in grado di contrastare le notizie inventate. Ad esempio, sottolinea la vicepresidente dell’Esecutivo, “sosteniamo l’atteggiamento della piattaforma Twitter” relativo ai tweet del presidente USA, Donald Trump, che non sono “stati cancellati”, ma a cui “hanno aggiunto informazioni sulla verifica dei fatti” promuovendo il concetto di fact-checking e verifica delle fonti.