Bruxelles – L’Unione europea si prepara ad avviare la nuova stagione turistica, a discapito delle restrizioni introdotte a causa della pandemia. Mentre gli Stati membri cominciano ad allentare i divieti e si preparano alle vacanze, l’Agenzia europea per l’ambiente rassicura sul fatto che la qualità delle acque di balneazione in Europa “è notevolmente migliorata negli ultimi decenni”. Lo suggeriscono gli ultimi dati di monitoraggio sulla qualità delle acque di balneazione dei Paesi europei relativi al 2019.
Il rapporto mette in chiaro che su 22.295 stabilimenti balneari in Europa nel 2019, l’84,6 per cento era di qualità eccellente. L’Italia si pone oltre la media europea con l’88,4 per cento delle acque balneabili che viene definita di qualità eccellente, ma registra un lieve calo rispetto all’anno precedente (90,8 per cento). In aumento, invece, la percentuale delle acque di qualità “buona” (dal 5 al 5,9 per cento). Nel complesso, in cinque Paesi, il 95 per cento o più delle acque di balneazione erano di qualità eccellente: Cipro (99,1 per cento), Austria (98,5 per cento), Malta (97,7 per cento), Grecia (95,7 per cento) e Croazia (95,6 per cento). Ultima la Polonia, con appena il 21,6 per cento delle acque balneabili “eccellenti”.
Per l’AEA, i grandi investimenti in impianti di trattamento delle acque reflue urbane e miglioramenti nelle reti di acque reflue che sono stati apportati nel corso degli ultimi decenni hanno contribuito a “una drastica riduzione degli inquinanti rilasciati attraverso acque reflue urbane non trattate o parzialmente trattate”. Grazie a questi continui sforzi, si legge nel rapporto, “oggi è possibile fare il bagno nelle acque superficiali urbanizzate e precedentemente fortemente inquinate”.
Nel complesso, i risultati hanno mostrato un lieve calo dei siti che rispettano i requisiti più elevati (qualità “eccellente”) e quelli minimi (qualità “sufficiente”): l’85 per cento dei siti di balneazione in Europa è stato valutato di qualità eccellente”, il 95 per cento soddisfa i requisiti minimi per una qualità “sufficiente”. Di tutti i siti monitorati in Europa lo scorso anno, prosegue l’AEA, il numero di quelli valutati nel complesso come “scarsi” si è attestato all’1,3 per cento, in diminuzione rispetto al 2013, quando il dato era del 2 per cento, il che “rispecchia i miglioramenti a lungo termine della qualità delle acque di balneazione europee”.