Bruxelles – Solidarietà, d’accordo. Ma bacchette magiche, quelle no. E neppure formule semplici. Per uscire dalla crisi innescata dalla pandemia di COVID-19 servirà tempo, pazienza, e per qualcuno, si auspica non tanti, anche sacrifici. Ancora una volta. Ma l’Europa si è attivata con misure senza precedenti. Il che non vuol dire senza condizioni. “Non ci sono soldi a buon mercato o gratis in una società integrata, come lo è l’Eurogruppo”. Mario Centeno, che dell’Eurogruppo è presidente, ricorda una regola di base da sempre in vigore. Nessuno regala denaro. Si concede, ma sempre con delle condizioni. Nel caso del fondo salva-Stati ESM sono agevolate “e non esiste la Troika”, ripete. E in ogni caso “le riforme fanno parte del processo” di ripresa.
Fa il punto della situazione in occasione del dibattito organizzato da theEconomist, dal titolo ‘la ricerca dell’Eurozona per un vaccino’, ma il punto è proprio questo. “Non esiste un vaccino per la devastazione economica” provocata dal Coronavirus. Ne è consapevole Centeno, come il vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Valdis Dombrovskis. Insieme ricordano che l’UE ha risposto “in fretta e in modo sostanzioso”, mobilitando in totale 3,4 trilioni di euro, o 3.400 miliardi, a seconda della scala di grandezza che si utilizza. Non è poco, comunque. Le misure varate dall’Eurogruppo, che valgono oltre mezzo trilione, sono state adottate in 10 giorni. Poi è arrivato il piano per la ripresa da 750 miliardi di euro, e prima ancora il Quantitative Easing della BCE, anche questo da 750 miliardi, e non più tardi di ieri (4 giugno) quasi raddoppiato nella sua portata.
Ma tutto questo non è gratis. Il concetto è questo, e Centeno lo ribadisce. Non prevede cure lacrime e sangue, ma neppure regali. “Il coordinamento è parte integrante dell’integrazione europea”. Vuol dire coordinamento delle politiche economiche. “Dobbiamo osservare le nostre regole. Possiamo introdurre flessibilità, ma va compreso che superata questa fase si deve tornare al percorso di coordinamento”. Vuol dire rispetto delle regole di bilancio europeo.
“La questione della sostenibilità del debito non è che scomparirà dell’agenda e dal dibattito”, ricorda Dombrovskis. “Quando tutto questo sarà finito, la clausola di fuga del patto di stabilità sarà chiusa e i governi dovranno adottare politiche di spesa prudente”. Niente produzione di debito pubblico. Dombrovskis si rivolge in particolare Grecia, Spagna e Italia, Paesi “particolarmente esposti” per via dell’importanza del loro settore turistico, e dove ancora si fa fatica a comprendere che le misure varate fin qui vanno incontro alle esigenze nazionali.
“L’Italia è tra i primi quattro beneficiari”, sottolinea Dombrovskis. Da qui in avanti la responsabilità sarà tutta nazionale. “Finanzieremo le misure per la ripresa sulla base dei piani elaborati dagli Stati membri, che incoraggiamo a produrli il prima possibile, già per l’autunno”.