Bruxelles – Adesso la Commissione inizia a prepararsi al peggio. E’ sempre stato detto che calcolare durata e impatto della crisi da Coronavirus non è facile, e lo stesso esecutivo comunitario nelle previsioni economiche di primavera di inizio maggio si è fermato su scenari prudenziali, che comunque parlano di frenata dell’economia oltre il 7%. A Bruxelles però si fanno i conti, contenuti nei documenti che accompagnano lo strumento per la liquidità delle imprese.
Le imprese hanno esigenze di liquidità stimate nell’ordine di 720 miliardi di euro solo per il 2020, ma nello scenario di base, quello prudenziale. “Tali esigenze sarebbero maggiori se le misure di blocco restassero in vigore per un periodo più lungo o in caso di una seconda ondata di pandemia”. C’è secondo i servizi della Commissione “uno scenario di stress con una contrazione del Prodotto interno lordo dell’UE del 15,5%”. Se dovesse materializzarsi, l’impatto diretto sul patrimonio netto delle società “potrebbe salire a 1,2 trilioni di euro”, o 1.200 miliardi di euro, per dirla in altro modo. Tutto ciò secondo “migliori informazioni disponibili oggi”.
Le cose rischiano di mettersi male, insomma. Inoltre, la vicepresidente esecutiva per il Digitale e la concorrenza, Margrethe Vestager, fa notare che anche nel migliore dei casi il recupero dell’UE non sarà immediato. “Vediamo un calo della crescita del 7.5% quest’anno”, stando alle cifre ufficiali diffuse, e “ci attendiamo un possibile aumento del 6,5% il prossimo anno”. Dunque anche nella più rosea della situazione l’UE lascerebbe per strada 1 punto percentuale di PIL. Che sarebbe comunque meglio di una crisi del 15,5%.