Roma – Come sarà la ripresa, dopo l’emergenza, è difficile da prevedere. Intanto le disuguaglianze cresceranno, l’impatto sui posti di lavoro sarà pesante, così come quello sulle finanze pubbliche dopo gli interventi messi in campo per sostenere famiglie e imprese. La relazione annuale della Banca d’Italia cade nel momento più delicato per l’economia italiana e il governatore Ignazio Visco dopo aver messo in fila gli indicatori, spiega che lo scenario dei prossimi mesi sarà difficile ma può essere affrontato con l’impegno di tutti e il dialogo tra “governo, imprese dell’economia reale e della finanza, istituzioni, società civile”.
La parola “incertezza” la ripete più volte ma ricorda che “è una ragione in più per rafforzare da subito la nostra economia”, affrontando le debolezze “che non vogliamo vedere” e “partendo da quei punti di forza che qualche volta ci scordiamo”. Nella settimana in cui è stata svelata la proposta della Commissione europea del Recovery plan, Visco mette l’accento sulle opportunità di ricostruire il tessuto produttivo partendo da nuove basi dove saranno centrali innovazione e digitalizzazione e transizione ambientale.
L’Unione europea rimane una risorsa formidabile e “la dolorosa esperienza della pandemia rende oggi ancora più forti le ragioni, non solo economiche, dello stare insieme”.
Sui numeri impietosi della crisi che stiamo attraversando, “la peggiore della storia recente”, il Governatore considera le due analisi possibili legate alla durata e all’estensione dell’epidemia. In un caso il calo della crescita sarebbe del 9 % nel 2020 mentre nell’ipotesi più negativa legata anche a fattori di deterioramento finanziari internazionali, arriverebbe fino al 13 %, con una ripresa molto più lenta nel 2021. Nel mercato del lavoro, in Italia gli effetti potrebbero essere più contenuti, per via degli interventi degli ammortizzatori rispetto ad altri Paesi, anche se in questi primi mesi di registra una caduta di 300 mila posti, che colpisce maggiormente le attività dei lavoratori autonomi e del lavoro irregolare.
In un quadro di ricostruzione, Bankitalia lega il recupero di una crescita sostenuta e duratura da parte dell’Italia, alle prospettive dell’intera economia europea. Così oltre agli interventi “immediati ed efficaci” della BCE, la risposta alla crisi risulta adeguata con l’affiancamento degli altri strumenti finanziari della Banca degli Investimenti, il fondo per il sostegno dell’occupazione SURE e la linea di credito del MES.
C’è poi il nuovo strumento denominato Next generation Eu, che al pari degli interventi monetari per Visco rappresenta “un’opportunità importante, insieme alle misure monetarie, per predisporre una risposta comune proporzionata alla gravità della crisi”.
L’importanza della proposta “non sta nella sostituzione di un prestito con un trasferimento, ma nell’assunzione collettiva di responsabilità per il finanziamento della ripresa, il primo passo verso un’unione di bilancio e il completamento del disegno europeo”. Serve dunque un nuovo rapporto dove “ogni paese deve utilizzare le risorse messe a disposizione dalle istituzioni europee con pragmatismo, trasparenza e, soprattutto, in maniera efficiente”. Il monito è che “i fondi europei non potranno mai essere gratuiti: il debito europeo è debito di tutti e l’Italia contribuirà sempre in misura importante al finanziamento delle iniziative comunitarie, perché è la terza economia dell’Unione”. In questo ambito “l’Italia è chiamata ad uno sforzo tecnico e di progettazione per sfruttare le opportunità offerte”, più di quanto non abbia fatto negli ultimi decenni con i programmi dell’UE.
“Ce la faremo” dice il Governatore riprendendo lo slogan della quarantena scartando però l’ottimismo retorico. “Sarà essenziale mettere bene a frutto le risorse mobilitate per superare le difficoltà più gravi, predisporre, da subito, le condizioni per il recupero di quanto si è perso”. E poi gli “investimenti imprescindibili rivolti all’innovazione nelle attività produttive e al miglioramento dell’ambiente”, al pari dell’importanza di quelli per accrescere i livelli di cultura e di conoscenza, dalla scuola all’università e nella ricerca.
La ricetta del rilancio suggerita da Visco descrive la necessità di “usare bene il progresso tecnologico per tornare a uno sviluppo più equilibrato e sostenibile”, che generi occupazione e consenta anche di ridurre il peso del debito pubblico sull’economia.
Con l’obiettivo di “uscirne migliori” cita infine John Maynard Keynes, in un pensiero maturato dopo una guerra mondiale. Uno sconvolgimento certamente diverso ma nelle parole dell’economista si scorge l’attualità per “…un piano concepito in uno spirito di giustizia sociale, un piano che utilizzi un periodo di sacrifici generali, non come giustificazione per rinviare riforme desiderabili, ma come un’occasione per procedere più avanti di quanto si sia fatto finora verso una riduzione delle disuguaglianze”. Dopo una guerra devastante nacque l’Europa e su questa rotta oggi può ritrovare i suoi valori.