Bruxelles – L’ambizione di essere ambiziosi c’è. La Commissione europea è decisa a intervenire in maniera decisa perché “se non investiamo oggi nella crisi, il conto lo pagheremo in futuro”. Ursula von der Leyen vuole “proporre un nuovo patto generazionale per il futuro”, e lo dice a chiare lettere in Parlamento europeo, dove presenta la proposta di bilancio pluriennale (MFF 2021-2027) e la strategia di ripresa in una sessione plenaria straordinaria convocata per l’occasione. I due strumenti vanno di pari passo, e il risultato non delude le attese, anche se dovrà trovare un consenso unanime che al momento non sembra essere assicurato.
Per i prossimi sette anni la Commissione propone 1.850 miliardi di euro, espressi in prezzi 2018 così da permettere paragoni più agevoli. Il bilancio attuale (MFF 2014-2020) ha visto una dotazione complessiva di 1.082 miliardi di euro. Si chiede uno sforzo medio di oltre 100 miliardi di euro in più all’anno. Non è poco. Di questo 1.850 miliardi di euro, più di un terzo – 750 miliardi – saranno destinati al programma per la ripresa, “Next Generation UE”. Eccolo, il nuovo patto generazionale promesso da von der Leyen.
Grazie a Next Generation EU “potremo arrivare ad una potenza di 2,4 miliardi di euro”. Già, perché la Commissione andrà a finanziarsi sul mercato per reperire denaro da prestare agli Stati membri per rimettere in sesto le loro economie. Il meccanismo per la ripresa sarà per due terzi garanzie (500 miliardi) e per un terzo prestiti (250 miliardi). “Voglio essere chiara: queste garanzie sono un investimento comune nel nostro futuro”, chiarisce von der Leyen, la cui proposta non può che premiare la maggioranza dei governi che premono per una soluzione di questo tipo. Solo il gruppetto dei cosiddetti ‘frugali’ (Austria, Danimarca, Svezia e Paesi Bassi) continua a spingere per avere prestiti da rimborsare, e un bilancio più snello.
Intanto l’Italia si garantisce una bella porzione. Stando alle stime fatte a Bruxelles, con “Next Generation EU” il governo di Giuseppe Conte avrebbe diritto a circa 82 miliardi di sovvenzioni a fondo perduto e circa 91 miliardi di prestiti, per un totale di 172.7 miliardi euro.
La Commissione invece spinge sullo sforzo finanziario, ma neanche troppo, in verità. A ben vedere, mettendo a confronto le tabelle, la differenza tra attuale bilancio settennale (1.082 miliardi) e prossimo bilancio settennale (1.850 miliardi) fa 768 miliardi di euro. Praticamente le risorse del meccanismo per la ripresa. Quindi a livello di bilancio vero e proprio non cambia granché, si tratta di un aumento di 16 miliardi in sette anni.
Von der Leyen aveva anticipato l’idea di chiedere un contributo nazionale maggiore nei primi anni del prossimo esercizio finanziario, invece lo sforzo sarà crescente. Si parte dal bilancio 2021 da 164,9 miliardi di euro per arrivare al budget del 2027 da 192,4 miliardi di euro. Aumenta il saldo per la politica di coesione. Si passa dagli attuali 272,6 miliardi a 373,2 miliardi, 50 miliardi dei quali provenienti dal meccanismo per la ripresa.
La presidente della Commissione europea chiarisce una volta di più che la ripresa finanzierà la costruzione dell’Europa del futuro, che “deve essere più sostenibile, più verde, più digitale, più sociale, più capace di resistere alle sfide, più forte sulla scala globale”. Chi usufruirà delle garanzie dovrà dimostrare di usare le risorse erogate dalla Commissione europea per riforme in queste aree. Sono le condizioni poste per evitare un uso indiscriminato dei soldi, e un modo per calmare le preoccupazioni di austriaci, danesi, olandesi e svedesi.
Ma non sarà facile. Se c’è un’ampia convergenza sulla necessità di Next Generation UE, il meccanismo sulla ripresa, sul bilancio ci sono incognite. Il maggior contributo nazionale, quando in molti, anche a est, non erano propensi. E poi i tagli alla politica agricola. Per il settennio 2021-2027 si mettono sul piatto 348,3 miliardi di euro, 34,5 miliardi in meno rispetto all’attuale ciclo di programmazione.
Ma nel complesso von der Leyen mette sul tavolo dei leader una ricetta per il futuro. Più soldi per Erasmus (27, 9 miliardi, +11 miliardi), più soldi per la ricerca (105,8 miliardi, +38,8 miliardi), più soldi per le grandi reti di trasporto, energia, digitale (rispettivamente +2,1 miliardi, +1,6 miliardi, +1 miliardo). “Il nostro modello è stato è stato rimesso in discussione e danneggiato, cose date per scontate non lo sono più, e quattro libertà fondamentali necessitano di essere ripristinate interamente. Niente di tutto ciò può essere fatto da un Paese da solo”. Il monito è chiaro: o si esce insieme da questa crisi, o non se ne esce. Von der Leyen chiede un cambio di passo. “La scelta è sempre stata tra continuare come sempre fatto, o andare oltre, con ambizione e visione. Io voglio andare oltre, insieme”.
E’ convinta che neppure il gruppetto dei quattro potrà tirarsi indietro. “I frugali chiedevano un modernizzazione del bilancio europeo, e questo bilancio è al 60% orientato a investimenti per politiche moderne” quali digitale, sostenibilità e innovazione. Il tutto “senza arrivare alla condivisione, come richiesto”. Inoltre, gli Stati che chiederanno risorse per la ripresa sulla base di strategia nazionali, “saranno agganciati al semestre europeo”, il processo di riforme economiche comune. Non ci sono motivi per tirarsi indietro, dunque.
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