Bruxelles – Aumentare il deficit per finanziare le riforme, ma solo per chi se lo merita. Nel ragionamento sulle regole del patto di stabilità e crescita e del patto di bilancio europeo, spunta una proposta di modifica in senso di “clausola” invece che di modifica vera e propria. Una possibilità non per tutti, ma solo per qualcuno. A mettere sul tavolo la singolare richiesta Viktor Uspaskich, europarlamentare lituano dei liberali europei (RE) e firmatario delle mozione di risoluzione in cui chiede di aumentare la soglia massima del rapporto deficit/PIL dal 3% al 5% “se l’indice di indebitamento di uno Stato sia inferiore al 60% del suo Prodotto interno lordo”.
L’iniziativa si inserisce in un contesto più generale di riflessione sulle regole di bilancio europee. La Commissione europea l’ha avviato a febbraio, consapevole che servono norme più snelle e diverse metodologie di calcolo. La pandemia di CODIV-19 e le sue ripercussioni sulle finanze pubbliche degli Stati membri rende ancor più necessaria questa riflessione. Dal Parlamento UE arriva dunque un contributo, che però non va nella direzione di un cambiamento generale. L’idea del deputato lituano di Renew Europe apre la strada a politiche di spesa differenziate. Semmai una simile idea dovesse passare, a essere penalizzata sarebbe l’Italia, che per ridurre il proprio debito al di sotto del 60% (dall’attuale soglia del 134,8%, atteso al 158,9% a fine anno), dovrebbe vedersi costretta a politiche lacrime e sangue, e per molti anni.
La proposta di Uspaskich trova una spiegazione nella giustificazione che lo stesso eurodeputato offre a sostegno della sua proposta. La condizione di spostare dal 3% al 5% la capacità di spesa per i ‘virtuosi’, i meno indebitati, andrebbe concessa “al fine di promuovere una crescita economica sostenibile degli Stati membri dell’UE meno sviluppati”. Dando un’occhiata alla sua Lituania, il rapporto debito/PIL, al 36,3% alla fine del 2019 e previsto al 48,5% alla fine di quest’anno, suggerisce la natura egoistica della scelta. La Lituania, non certo il cuore pulsante dell’eurozona, ha le credenziali per avvalersi di concessione che altri non hanno né avrebbero a breve.
Applicando il criterio proposto da Uspaskich nella sua risoluzione, e tenendo conto delle previsioni del debito, a beneficiare di una simile deroga alle regole sarebbero appena sei Paesi: il gruppo dei baltici (Estonia, Lettonia, Lituania), Lussemburgo, Malta e Slovacchia. Una proposta non certo espressione di solidarietà, oltretutto contraria agli inviti di frammentare il mercato unico. Si rischia di avere un’Europa a due velocità.
La proposta, va detto, è un’iniziativa del singolo parlamentare. A termini di regolamento, ogni parlamentare può presentare una proposta di risoluzione su un argomento rientrante nell’ambito delle attività dell’Unione europea. La proposta di risoluzione è presentata al Presidente, che verifica se soddisfa i criteri applicabili. Se il Presidente reputa la proposta ricevibile, ne dà comunicazione in Aula e la trasmette per esame alla commissione competente.