Bruxelles – Potenziare la resilienza della democrazia europea e respingere minacce e interferenze esterne. La Commissione europea è pronta a lavorare a un vasto ‘piano d’azione per la democrazia’, con l’obiettivo di contrastare la disinformazione e resistere alle minacce e alle manipolazioni provenienti dall’esterno. A oltre quattro mesi dallo scoppio della pandemia in Europa, Bruxelles è messa a dura prova delle conseguenze del Coronavirus. Quelle dirette (di natura sanitaria ed economica) ma anche quelle indirette, come la massiccia campagna di disinformazione da parte di attori globali extra-UE che la rendono protagonista o le preoccupazioni per la tenuta dello stato di diritto in alcuni paesi, Polonia e Ungheria in primis.
Centrale sarà sostenere mezzi di informazione liberi e indipendenti, ma anche rafforzare la tenuta dello stato di diritto nei paesi membri, che rappresenta “una responsabilità condivisa di tutte le istituzioni europee e dei governi”. Nella lotta al Covid-19, dunque, rientra anche l’impegno della Commissione a promuovere una democrazia più forte in Europa. Le misure di emergenza introdotte da 22 stati membri su 27 per fronteggiare la crisi sanitaria “dovranno essere ritirate gradualmente” mentre i paesi si approcciano a una nuova fase di convivenza con il virus. Lo ricorda con forza la commissaria europea alla trasparenza e ai valori, Vera Jourova, nell’annunciare di fronte alla commissione giuridica dell’Europarlamento di voler lanciare un piano per la democrazia europea.
A settembre, sotto la guida tedesca del Consiglio UE, sarà presentata dall’esecutivo la prima di una serie di relazioni annuali dedicate a indagare le condizioni dello stato di diritto in Europa. Nonostante le restrizioni dovute alla pandemia, il lavoro sul rapporto procede senza grandi rallentamenti, assicura la commissaria. Bruxelles ha ricevuto il materiale da parte dei paesi membri per raccogliere dati e ha avviato una serie di “visite virtuali” presso i Ventisette.
Obiettivo della relazione è quello di favorire un approccio interistituzionale e un dialogo interattivo sull’evoluzione dello stato di diritto nei vari stati membri, mettendo a punto una serie di raccomandazioni e valutazioni sui traguardi raggiunti e su quelli ancora lontani dall’essere perseguiti. L’analisi verterà su quattro pilastri: sistema giudiziario; lotta alla corruzione; pluralismo dei media e, infine, tratterà altre dinamiche istituzionali (pesi e contrappesi all’interno dell’ordinamento giuridico).
Per la Commissione, sostiene Jourova, il rapporto costituirà un ulteriore dispositivo per monitorare il rispetto dello stato di diritto, ma non andrà a sostituire gli strumenti già a disposizione dell’esecutivo per intervenire contro gli stati. Procedure di infrazione e adozione del cosiddetto articolo 7 del Trattato di Lisbona (l’“opzione nucleare” che prevede la sospensione del diritto di voto) restano sul piatto per mettere pressione agli stati membri che si allontanano dai principi della democrazia. Per Jourova rimane però “fondamentale” la terza via della condizionalità per i fondi europei: nei fatti, significa sospendere l’accesso di uno o più stati al Bilancio pluriennale europeo, per coloro che non rispettano il principio dello stato di diritto. Di questo si dovrà trattare nell’ambito dei negoziati sul QFP (2021-2027), che inizieranno auspicabilmente dopo il 27 maggio, quando la Commissione farà la sua proposta di esercizio finanziario di lungo termine.