Bruxelles – L’Italia deve investire nella sanità. L’emergenza Coronavirus ha messo a nudo le “debolezze strutturali” di un settore dove per anni il Paese ha operato tagli. Adesso è tempo di invertire la rotta. “A medio-lungo termine, lo sviluppo di un piano di investimenti strategici sarà la chiave per migliorare la capacità di risposta del sistema sanitario italiano e garantire la fornitura continua di cure accessibili”. La Commissione europea inchioda l’Italia alle proprie responsabilità. Tra i rilievi che l’esecutivo riserva al Paese nel documento contenente le raccomandazioni specifiche per Paese, quella di aver gestito male la crisi per colpa di un sistema tutto da ripensare.
Si riconosce che l’Italia gode di buoni fondamentali. “Il sistema sanitario italiano è caratterizzato da servizi universali altamente specializzati e di buona qualità ed è generalmente riuscito a fornire cure accessibili”. Però… C’è un però, e non è affatto un dettaglio. “Soprattutto all’inizio della pandemia, la frammentazione della governance del sistema sanitario e il coordinamento tra autorità centrali e regionali hanno rallentato l’attuazione di alcune misure di contenimento”. Poteva funzionare meglio, insomma, e invece la pandemia di COVID-19 ha finito per mettere in luce le carenze del sistema Paese.
Non a caso l’UE chiede di “rafforzare il coordinamento tra le autorità nazionali e regionali”, a cominciare dalla sanità, per poi procedere oltre. La sanità e il mancato funzionamento al meglio delle misure di confinamento mettono in discussione più della stessa sanità, rimettono in discussione la questione dell’autonomia. Troppe velocità, tutte diverse, è il prezzo che si rischia di dover pagare per meno centralismo senza una cabina di regia, e a pagare il conto sono i cittadini.
Per l’esecutivo comunitario c’è poco da ragionare e discutere. La pandemia “COVID-19 ha messo a dura prova il sistema sanitario nazionale, evidenziando debolezze strutturali e la necessità di aumentare la preparazione in risposta agli eventi di crisi”, recita il resoconto delle valutazione della Commissione europea, che chiede meno frammentazione, per il bene degli italiani, e una riforma del sistema di accesso alla professione medica. “Dovrebbe essere data priorità allo sviluppo di politiche per eliminare i colli di bottiglia nella formazione, assunzione e mantenimento della forza lavoro sanitaria”.