Bruxelles – La sostenibilità è l’unica strategia di crescita per l’Unione europea. Lo ripetono all’unisono i commissari europei Frans Timmermans e Stella Kyriakides presentando, dopo alcuni rimandi, due dei pilastri del Green Deal europeo: la strategia per la biodiversità, che mira a contrastare la perdita di biodiversità con nuovi obiettivi fissati al 2030, e quella Farm to Fork (Dal campo alla tavola), il piano per la sostenibilità del sistema agroalimentare europeo.
Nel pieno della crisi da Covid-19, ripetono i commissari, è ancora più importante che la ripresa economica sia improntata sulla sostenibilità. La crisi sanitaria ha dimostrato “quanto siamo vulnerabili alla crescente perdita di biodiversità e quanto sia cruciale un sistema alimentare ben funzionante per la nostra società”, sostiene il commissario europeo responsabile per il Green Deal. Ma le due strategie presentate oggi sono un elemento centrale anche nell’ottica del piano di risanamento dell’UE, per creare opportunità economiche e di investimento. Dalla Commissione stimano che a livello globale sistemi alimentari sostenibili possano creare un nuovo valore economico per oltre 1,8 trilioni di euro.
Non solo un’opportunità economica e di investimento. Le due strategie del Green Deal rappresentano anche la conditio sine qua non per raggiungere la neutralità climatica in Europa (zero emissioni nette) entro il 2050. Per improntare questi cambiamenti servono obiettivi più ambiziosi per il 2030, che la Commissione persegue attraverso 27 azioni concrete. Timmermans assicura però che le due comunicazioni non intendono dire alle persone cosa fare o imporre una dieta globale ma dare alle persone ciò che meritano: cibo più sostenibile e migliori informazioni per rafforzare il loro diritto di scegliere.
Strategia europea per la biodiversità
Perdita della biodiversità e crisi climatica sono interdipendenti tra loro:il ripristino delle foreste, dei suoli e delle zone umide e la creazione di spazi verdi nelle città è essenziale per raggiungere la necessaria mitigazione del cambiamento climatico entro i termini temporali prestabiliti. Attraverso la strategia, la Commissione punta a limitare la perdita della biodiversità europea entro il 2030, ponendo tra gli obiettivi da raggiungere entro quella data la trasformazione di almeno il 30 per cento rispettivamente delle terre e dei mari europei in ‘aree protette’ da combinare al ripristino di almeno il 10 per cento delle aree agricole in caratteristiche paesaggistiche ad alta diversità.
A tal fine, Bruxelles mira a sbloccare 20 miliardi di euro all’anno per la biodiversità attraverso varie fonti, tra cui vengono menzionati fondi europei, finanziamenti nazionali e investimenti privati. L’obiettivo è quello di fornire all’UE “una posizione di leadership nel mondo per affrontare la crisi globale della biodiversità“. “L’obiettivo dell’UE è proteggere e ripristinare la natura, contribuire alla ripresa economica dall’attuale crisi e aprire la strada a un ambizioso quadro globale per proteggere la biodiversità in tutto il pianeta” commenta il commissario europeo Virginijus Sinkevičius, responsabile per l’ambiente, gli oceani e la pesca.
Dal campo alla tavola
La strategia Farm to Fork invece consentirà la transizione verso un sistema alimentare dell’UE più sostenibile. L’intento è quello di ridurre al minimo l’impatto del sistema agroalimentare e della produzione sull’ambiente e sul clima. Gli obiettivi fissati comprendono una riduzione del 50 per cento dell’uso e del rischio di pesticidi, una riduzione di almeno il 20 per cento dell’uso di fertilizzanti. Per la Commissione è importante rivedere la legislazione dell’UE sull’uso sostenibile dei pesticidi e promuovere modi alternativi per proteggere i raccolti da parassiti e malattie. Un altro punto menzionato è l’adozione di misure per aumentare le dimensioni dei terreni agricoli dell’UE dedicati all’agricoltura esclusivamente biologica, arrivando almeno al 25 per cento.
“Queste strategie sono fondamentali se l’Europa vuole agire nel rispetto del pianeta, in particolare per quanto riguarda la sua politica agricola” sostiene Thomas Waitz, copresidente dei Verdi. “La nuova Politica Agricola Comune (PAC) dovrà tener conto di queste strategie” dal momento che è “pienamente possibile sviluppare un sistema agroalimentare resiliente che vada a beneficio della natura, degli agricoltori e dei consumatori”.
Dal Parlamento UE, che insieme al Consiglio dovrà approvare la proposta della Commissione, sono già arrivate le prime critiche. “La strategia Farm to Fork può avere successo solo se c’è un equilibrio tra il produttore e il consumatore. L’assenza evidente del commissario all’Agricoltura (Janusz Wojciechowski, ndr) durante la conferenza stampa non ci dà molta speranza che la strategia punti a questo equilibrio”, ha commentato il presidente della commissione Agricoltura, Norbert Lins. Una posizione condivisa anche da Filiera Italia. “Siamo favorevoli a un sistema agroalimentare sempre più sano e sostenibile ma che non si voglia con tale scusa favorire un modello più sintetico (del fake meat e del fake cheese)” commenta a Eunews Luigi Scordamaglia, consigliere delegato. “Non siamo disposti a sostituire i milioni di agricoltori europei con poche multinazionali di laboratorio”.
Armonizzare il sistema di etichettatura nutrizionale
Mentre a Bruxelles continuano gli scontri sul sistema di etichettatura Nutriscore, la Commissione ha confermato oggi l’intenzione di proporre entro 2 anni un’etichettatura nutrizionale armonizzata e obbligatoria da posizionare sulla parte anteriore della confezione dei prodotti. Le dichiarazioni di oggi riaprono un dibattito molto sentito in Italia, da sempre contraria all’introduzione obbligatoria di un sistema di etichettatura per i prodotti agroalimentari, convinta che possano “svantaggiare” gran parte del suo export alimentare.
“Ci aspettiamo che gli annunci in merito all’indicazione d’origine si concretizzino in un obbligo europeo per tutti i prodotti agroalimentari, così come l’obiettivo di armonizzare i sistemi di etichettatura nutrizionale sia basato su rigorose analisi scientifiche e non porti a semplificazioni inaccettabili come il Nutriscore, che discriminerebbero le nostre produzioni senza informare correttamente i consumatori e prendere in debita considerazione l’importanza di diete varie e bilanciate” commenta Paolo De Castro, coordinatore dei Socialdemocratici alla commissione Agricoltura dell’Europarlamento.
“Preoccupa l’indirizzo secondo cui l’etichetta “front of pack” dovrebbe essere obbligatoriamente armonizzata in tutti i Paesi membri dell’Unione” concorda anche Luigi Scordamaglia di Filiera Italia. “Non solo nessuna adozione volontaria, soluzione auspicata dal nostro Paese – aggiunge – ma anche l’implicita minaccia che si proceda verso l’imposizione del Nutriscore. Una scelta che ci spingerebbe nel baratro della chimicizzazione del cibo e contro cui l’Italia non potrà che battersi”.
Secondo l’eurodeputata del Movimento 5 Stelle Daniela Rondinelli “desta una certa preoccupazione la proposta, per ora solo accennata, sull’etichettatura obbligatoria dal momento che nelle intenzioni essa sembra voler ricalcare il modello del Nutri-score francese e dell’etichetta a semaforo che hanno avuto come unico beneficiario le grandi lobby e la grande distribuzione, contraddicendo lo spirito stesso della Strategia Farm to Fork che dovrebbe invece indirizzare verso un tipo di alimentazione consapevole, di qualità e
basata sulla filiera corta”. Secondo la parlamentare “in questo senso il modello di etichettatura ‘a batteria’ proposto dal Governo italiano è sicuramente più corretto dal momento che si fonda su un consumo equilibrato dei cibi e ha come modello la dieta mediterranea, universalmente riconosciuta come salutare”.