Bruxelles – Fine maggio per porre fine allo stato di emergenza. È questo il termine indicato dal primo ministro ungherese per restituire al parlamento di Budapest i pieni poteri di cui ha usufruito in via straordinaria per combattere la pandemia Covid-19. Per l’esattezza il governo di Viktor Orban presenterà il 26 maggio una proposta di legge per rinunciarvi in maniera definitiva. Serviranno poi alcuni giorni di tempo per concretizzare il trasferimento dei poteri: Gergely Gulyas, capo di gabinetto del governo, informa che per l’approvazione della legge si potrebbe slittare ai primi di giugno, scrivono media locali.
Anche l’Ungheria fa il suo ingresso nella Fase 2 della pandemia, quella di convivenza con il virus, allentando progressivamente le misure di contenimento. Nel paese, ad oggi, si contano 467 decessi e 3.556 contagi (dati di Johs Hopkins University), tra i dati più bassi registrati tra i paesi europei. Questo è anche uno dei motivi per cui le misure straordinarie volute dal leader ungherese sono state così contestate: dati così bassi se rapportati alla media europea, per molti, non giustificavano la richiesta di pieni poteri a oltranza, con la possibilità di legiferare per decreto, esautorando di fatto il Parlamento della sua funzione primaria.
La dichiarazione dello stato di emergenza in Ungheria è stata decretata l’11 marzo, neanche dieci giorni dopo la scoperta del primo caso di contagio nel Paese (4 marzo). Segue poi a fine mese la richiesta di fronte al Parlamento dell’ampliamento delle potestà esecutive. L’iniziativa ha destato preoccupazioni e critiche su più fronti, quello delle opposizioni interne al Paese ma anche a livello internazionale. Il governo ungherese è accusato di aver approfittato dell’emergenza sanitaria per favorire un accentramento dei poteri. A destare maggiore preoccupazione tra le istituzioni europee, il fatto che i tempi dello stato di emergenza non fossero predefiniti, ma anzi decretati a oltranza.
In sostanza, per la Commissione europea era fondamentale che gli stati membri nell’adottare misure straordinarie indicassero anche i termini temporali entro cui circoscriverli. Pur rimanendo fin troppo cauta sulla questione, la Commissione si è detta più volte pronta a intervenire per preservare il rispetto dello stato di diritto. Sulla questione, il governo ungherese sembra ora deciso a fare un passo indietro: in Parlamento, il leader di Fidesz può contare sui due terzi della maggioranza, per cui non ci si aspettano grandi sorprese.