Bruxelles – La disoccupazione giovanile sarà una priorità dell’agenda sociale europea per i prossimi mesi. A causa del Covid-19 il tasso di disoccupazione aumenta, mentre la Commissione europea corre ai ripari lavorando a nuove politiche occupazionali per i giovani. “Dobbiamo evitare un’altra generazione perduta”, sostiene Nicolas Schmit nel corso di un webinar dell’European policy centre.
Quella indotta dal Covid-19 può considerarsi una crisi senza precedenti, probabilmente la peggiore che l’Unione europea si sia trovata ad affrontare fino a questo momento, aggiunge il commissario europeo per il Lavoro e i diritti sociali. Una crisi che visibilmente si ripercuote anche sul mercato del lavoro. A marzo 2020, il tasso di disoccupazione giovanile (riguardante cioè persone sotto i 25 anni) è stato del 15,2 per cento nell’Unione europea e del 15,8 per cento nella zona euro, in aumento rispettivamente dal 14,4 per cento e dal 15,4 per cento del mese precedente. Secondo i dati Eurostat, si parla di 2.763 milioni di giovani disoccupati nell’Ue, di cui 2.275 milioni nell’Eurozona. Rispetto al mese di febbraio, quando i governi UE hanno disposto le prime chiusure per ridurre i contagi dovuti alla pandemia, la disoccupazione giovanile è aumentata di 59 mila unità nell’Ue e di 52 mila unità nei paesi con la moneta unica. I dati sono indicativi, ma probabilmente solo parziali. L’Eurostat prende a campione i disoccupati che hanno attivamente cercato lavoro nelle quattro settimane precedenti alle rilevazioni statistiche. A causa del lockdown, spiega l’Istituto statistico dell’UE, molti di coloro che si sono registrati alle agenzie per trovare un’occupazione, hanno semplicemente smesso di cercarlo, per cui il dato reale potrebbe essere ancora più eloquente.
Di questa nuova strategia per l’occupazione giovanile a cui la Commissione europea vuole lavorare per ora se ne sa poco. Il commissario europeo anticipa solo che bisognerà concentrarsi sul dialogo tra occupazione e sviluppo delle competenze, garantendo tirocini, formazione e apprendistato. La questione centrale, spiega, è permettere alle aziende di far entrare i giovani nel mondo del lavoro anche in un momento come questo, garantendo ai giovani il diritto di acquisire competenze e qualifiche. A tal fine, servirà mobilitare “più risorse” di quanto inizialmente messo in conto.
L’impegno per la creazione di nuovi posti di lavoro rende però necessario migliorarne anche la qualità. Prendendo atto del fatto che l’UE non sarà più la stessa di prima dopo la crisi pandemica, andranno ripensate le politiche di investimento dell’UE e modernizzata l’economia, creando posti di lavoro nuovi e più sostenibili, ma soprattutto che siano parte integrante di una ripresa verde e digitale. “Il miglioramento della qualità dei posti di lavoro va di pari passo con la ridefinizione della nostra economia” sostiene il commissario, aggiungendo che “la forza dell’Europa sta nel suo modello sociale”. Per questo bisogna lavorare per renderlo più equo, meglio organizzato e più integrato con le tecnologie.
Più a lungo durerà la crisi, maggiori saranno le ripercussioni sul piano economico e sociale. Molti comparti strategici dell’economia europea sono in sofferenza, ma le ricadute a lungo termine saranno evidenti anche sul piano sociale, tra disparità salariali, di genere tra i lavoratori e di età che saranno ulteriormente aggravate. Quello delle disparità e delle disuguaglianze è un problema di lungo corso per l’Unione europea, che non riguarda solo differenze tra Stati membri o tra regioni, ma anche tra persone. La Commissione, assicura Schmit, è a lavoro per ridurre le crescenti disuguaglianze. L’Europa è oggi a un bivio: o investe nelle persone “per rafforzare il modello economico e sociale” oppure rischia di scivolare nella direzione pericolosa degli egoismi e nazionalismi.