Bruxelles – La pandemia di Coronavirus non deve distrarre l’Unione europea dalle grandi sfide geopolitiche mondiali. E’ vero che c’è necessità di ricostruire i tessuti economico e sanitario dell’UE, ma le necessità di politica di spesa non possono non tener conto dello scenario internazionale. In altri termini, non si può tagliare la spesa per la difesa, neppure in ragione della crisi sanitaria. Thierry Breton ne è convinto, e il commissario europeo per il Mercato interno, l’industria e la difesa lo dice in tutta onestà ai parlamentari europei.
“Bisogna essere pratici, è importante esserlo”, dice nel corso dell’audizione in commissione Mercato interno, rispondendo alla sinistra radicale (GUE) che lamentava l’intenzione espressa dai governi di non operare tagli per la difesa. “Al di là della crisi sanitaria restano tutte le altre sfide. Tutti vediamo come Stati Uniti e Cina si stiano confrontando, ed è dal 2008 che gli Stati dell’UE hanno iniziato a tagliare la difesa. l’Europa sarebbe naive se pensasse di non dover provvedere da sola alla propria sicurezza”.
Sicurezza deve essere poi la parola d’ordine per le applicazione di tracciamento alle quali si ragiona per gestire i contagi da COVID-19. Occorre che siano affidabili, e rispettose di regole e standard UE. Breton ricorda che la Commissione è a favore dello sviluppo di simili strumenti, precisando ancora una volta che occorre gestire “dati aggregati totalmente anonimi”. E’ una delle condizioni da soddisfare se si vuole creare la “fiducia che si rende necessaria” per permettere l’utilizzo dello strumento. “Niente geo-localizzazione, utilizzo di bluetooth, natura volontaria e temporanea della cosa: non vogliamo sorveglianza di massa”.
Breton affronta quindi un ambito al di fuori delle sue responsabilità, quello degli aiuti di Stato. Incalzato dai parlamentari europei, ammette che la diversa capacità dei governi di intervenire in soccorso delle rispettive economie pone dei problemi. “Ci sono Stati che sono in grado di fornire maggiore aiuti, e altri Stati che non hanno le stesse possibilità. Una differenza che va superata, altrimenti avremo frammentazione” del mercato unico. “La crisi non deve paralizzarlo, ma al contrario deve essere l’occasione per migliorarlo”. Per questo motivo si lavora a strumenti economico-finanziario di risposta alla pandemia che possa permettere ai governi con meno capacità di spesa di poter “spendere quanto gli altri”:
Un riferimento al fondo salva-Stati ESM, strumento che per la crisi attuale è stato attivato a condizioni più blande rispetto al salvataggio della Grecia, e un riferimento anche al fondo per la ripresa che la Commissione presenterà il 27 maggio, e che sarà costituito da prestiti e garanzie. “Dobbiamo fare in modo che i Paesi che non sono in grado di spendere possano farlo, anche attraverso prestiti a condizioni confacenti la loro situazione di bilancio”. Per Breton “è importante che ognuno abbia gli strumenti per fare ciò che si rende necessario”.