Bruxelles – Frans Timmermans, vice presidente della Commissione europea si compiace per la quantità di mezzi finanziari che in Europa sono stati messi in campo per combattere gli effetti della pandemia da Coronavirus, ma invita a non perdere di vista gli obiettivi di rilancio economico, sociale e ambientale. In una lunga intervista concessa a Marco Zatterin, de La Stampa, l’olandese insiste sull’esigenza di progetti sostenibili, che pensioni alla ricaduta sui nostri figli. Ed è preoccupato anche lui che se questa storia accrescerà le disuguaglianze possa arrivare una deriva sovranista: “Il ritorno ai nazionalismi può essere più pericoloso delle difficoltà economiche”, ammonisce.
Parla in italiano l’esponente socialista, perché è a Roma che ha passato l’adolescenza, e spiega tra l’altro in questa intervista a La Stampa che le scelte di oggi sono “una questione di responsabilità. Creiamo debito mentre siamo nel mezzo di una rivoluzione industriale e anche di un cambiamento climatico evidente. E’ uno sforzo ineludibile, ma occorre avere in mente una società sostenibile: chi viene aiutato deve rispettare e contribuire alla sostenibilità sociale e ambientale. In caso contrario, quando avremo speso e saremo oltre la crisi, non avremmo i mezzi per governare il cambiamento ambientale e tecnologico. Dobbiamo pensare al futuro. Se investiamo tutto sul ‘vecchio’, non resterà nulla per il ‘futuro’. Non si può fare. Non c’è scelta e abbiamo fretta”.
In questo quadro Timmermans ribadisce che “il Green New Deal e la rivoluzione digitale restano priorità della Commissione anche in questa drammatica fase. Lo abbiamo detto a tutti gli stati e la maggior parte è d’accordo. C’è una minoranza che ritiene il New Deal un lusso, non è una cosa ragionevole”.
Secondo il vice presidente socialdemocratico della Commissione europea “la crisi ci ha insegnato che c’è bisogno dello stato, a livello nazionale come europeo, e ora abbiamo il sostegno finanziario che serve. A questo punto si impone l’esigenza di una nuova politica industriale, perché non è il mercato che fa tutto. Dobbiamo lavorare sulla resilienza, che è insufficiente, e sul fatto che siamo diventati troppo dipendenti da altri paesi”. All’industria, dice, serve “l’aiuto pubblico, serve all’auto, come al turismo e all’aviazione. Occorre una pianificazione pensata in modo democratico che impedisca a questi settori di fallire nel nome dell’interesse comune”.
E poi una battuta sulle Big Tech, “perché – si domanda – pagano meno imposte. Era inaccettabile prima del virus, oggi lo è ancora di più”.
In questa crisi c’è motivo di essere allarmati, afferma Timmermans: “Dobbiamo stare attenti a non ripetere gli errori di dieci anni fa. Tanti dicono che questo virus non discrimina perché possiamo ammalarci tutti. Non è vero. Se sei più anziano, o di costituzione non abbastanza forte, sei più vulnerabile. I ricchi sono più al sicuro dei poveri. E qui che nasce l’esigenza di solidarietà. Se non ora, quando?”.
Però c’è una speranza per superare bene questa crisi: “Se saremo rapidi e solidali possiamo farcela, ne usciremo bene. Se non lo facciamo, è possibile un ritorno diffuso ai nazionalismi. Allora dobbiamo evitare la fine della fiducia fra i paesi europei, come avvenne dopo il 2008. Va scongiurato un dibattito come quello fra Olanda e Italia, in cui uno dice ‘non fate i compiti’ e l’altro ‘non siete solidali’. È una escalation nociva in cui perdiamo tutti. E allora non potremmo nemmeno essere sicuri della sopravvivenza dell’Unione europea”.