Roma – Stallo superato. Il decreto ribattezzato dal governo “rilancio” con nuove misure di sostegno per affrontare la crisi da Covid-19, è stato finalmente varato dal Consiglio dei ministri. Un maxi provvedimento che vale uno scostamento complessivo di bilancio di 55 miliardi, una manovra imponente per puntellare il Paese provato da due mesi di lockdown, con risorse destinate a famiglie, imprese e al potenziamento del sistema sanitario.
“Sapevano che il Paese era in attesa ma era necessario calibrare bene le misure – ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte rivolgendosi ai cittadini – un Paese che è in difficoltà e sofferenza, le grida d’allarme le vostre segnalazioni non ci sono sfuggite. Conosciamo la fotografia dolorosa e con questo intervento faremo in modo che le erogazioni arrivino più velocemente e i passaggi siano ancora più spediti”.
Si tratta di un provvedimento “imponente sia per le risorse che mette in campo sia per gli indirizzi – ha spiegato il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri – prepariamo la ripartenza e gettiamo le basi per la ripresa dell’economia”.
Un via libera che è stato parecchio tormentato anche per la regolarizzazione temporanea dei lavoratori stagionali, badanti e collaboratori domestici. L’intesa si è conclusa solo dopo un duro confronto all’interno della maggioranza.
Le voci principali delle misure economiche sono destinate agli ammortizzatori sociali con 10 miliardi per il prolungamento della cassa integrazione e 4,5 per le indennità di autonomi, stagionali, artigiani e commercianti. Ristoro anche per le categorie finora rimaste scoperte come colf e badanti. In modo indiretto arriveranno a imprese e professionisti anche i 12 miliardi a favore degli enti locali per il pagamento dei debiti. Altri 10 miliardi di euro sono destinati alle micro e piccole imprese fino a 5 milioni di fatturato dei quali oltre la metà sono a fondo perduto. Per le grandi imprese, con un fatturato fino a 250 milioni, verrà cancellata la rata Irap di giugno, una misura che vale circa 4 miliardi. Per il sostegno alla ripartenza di locali aperti al pubblico vengono stanziati 2 miliardi, sotto forma di credito d’imposta per le modifiche necessarie, le misure di protezione, le spese per la sanificazione.
Misure con cui “facciamo in modo che tutti i lavoratori possano essere sostenuti – ha aggiunto il ministro Gualtieri – tutti i dipendenti, i lavoratori autonomi e le famiglie più in difficoltà. Parte rilevante del decreto riguarda il sostegno alle imprese: dopo la liquidità ora ci saranno i contributi a fondo perduto, sostegno per gli affitti e le bollette e per favorire la ricapitalizzazione per le imprese”.
Un plafond di 5 miliardi e destinato alla sanità per l’apertura di nuovi posti letto, rinforzare l’assistenza territoriale e l’assunzione di personale e per rifinanziare il Fondo emergenze nazionali. Infine 2 miliardi saranno destinati alle misure fiscali e 4 a sostegno di turismo e cultura. Nei capitoli di spesa verrà conteggiata anche la cancellazione definitiva delle clausole di salvaguardia Iva per gli anni futuri.
Il capitolo spese è segnato tutto alla voce deficit, salvo ciò che potrà arrivare dall’Unione Europea, dal pacchetto approvato dall’Eurogruppo che sarà ratificato dal prossimo Consiglio Europeo di giugno. In aggiunta ci sarà il programma di Recovery fund agganciato al bilancio, che dovrebbe contenere almeno una parte in contributi diretti e non prestiti. Uno strumento su cui si è soffermata la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, nel suo intervento al Parlamento europeo, specificando che “il grosso del denaro andrà ai paesi più colpiti” e che lo strumento per la ripresa sarà parzialmente utilizzabile già quest’anno.
Nella conferenza stampa il premier Conte è intervenuto anche sulle linee guida presentate dalla Commissione europea per la ripresa dei flussi turistici e i trasporti comunitari. Il capo dell’esecutivo ha escluso in modo netto la possibilità di accordi tra Paesi in cui l’Italia possa risultare penalizzata. “Stiamo già lavorando con il ministro Franceschini per scongiurare questa evenienza, non accettiamo accordi bilaterali all’interno dell’UE e percorsi turistici privilegiati. Conte ha spiegato di averne parlato anche con la presidente Von der Leyen “e mi sono raccomandato ricordandole che questa eventualità sarebbe la distruzione del mercato. Non lo permetteremo mai”.