Bruxelles – Approccio coordinato e aderenza alle norme UE in materia di privacy. Le app di contatto e tracciamento dei dati possono facilitare la revoca delle misure di contenimento contro la pandemia e la riapertura dei confini dentro e fuori l’UE. Ma Bruxelles deve monitorare il coordinamento tra gli stati membri e la corretta applicazione del GDPR, il regolamento europeo sulla protezione dei dati e sulla privacy. Il commissario europeo responsabile per la Giustizia, Didier Reyenders, in evento virtuale organizzato da Friends for Europe, fa il punto sul lavoro dell’Esecutivo UE per rendere coordinato tra gli Stati membri il ricorso alle app di contact tracing, che “possono svolgere un ruolo importante contro il Coronavirus soprattutto ai fini di una riapertura coordinata dei confini”.
Abbandonata l’idea di una sola app comune a livello europeo, il ruolo della Commissione si gioca ora sul fare in modo che il ricorso a tali strumenti digitali da parte degli stati membri sia almeno conforme all’applicazione del GDPR “non solo entro i confini Schengen” dice il commissario “ma nell’intera Unione europea e con i partner extra UE”.
Interoperabilità e cybersecurity. Su queste due linee si muovono le raccomandazioni del Berlaymont ai governi dei Ventisette per misure che siano in grado di sviluppare un approccio comune sull’uso dei dati mobili in risposta alla pandemia.
“Abbiamo dato agli stati membri una serie di indicazioni per il ricorso alle app di contatto e tracciamento” ricorda Reynders, ma il ruolo della Commissione europea è quello di imporre dei limiti per garantire la tutela dei diritti fondamentali. Per questo, la raccomandazione principale che arriva da Bruxelles è che l’impiego per i cittadini sia su base esclusivamente volontaria, per mantenere elevata la fiducia della popolazione europea nei confronti della tecnologia. “È importante far capire ai cittadini che abbiamo imposto alcuni limiti all’utilizzo di queste app”.
Bruxelles non è però solo alla ricerca di un modo per sfruttare la tecnologia e il digitale per agevolare la lotta al Coronavirus. L’UE, ricorda Reynders, è al lavoro per impostare una vera e propria Data Strategy (strategia di raccolta dati) a livello europeo, per poter aspirare a un ruolo sempre più competitivo nel mondo digitale e nell’impiego dell’intelligenza artificiale (sulla quale la Commissione europea ha lanciato una consultazione pubblica che si chiuderà a giugno). Non a caso, ricorda il commissario, i pilastri su cui il nuovo esecutivo dell’Unione ha impostato il suo mandato si fondano su una doppia transizione, quella verde (il Green Deal) e quella digitale. Rispetto però ad altri attori e partner internazionali, l’interesse di Bruxelles è finalizzato a realizzare la sua rivoluzione digitale “in senso antropocentrico”, mantenendo cioè al centro l’uomo e la protezione dei suoi diritti fondamentali”.