Bruxelles – Adesso è ufficiale. Per il pronunciamento della Corte costituzionale tedesca sul programma di acquisto di titoli pubblici della BCE la Commissione europea valuta la possibilità di avviare procedimenti contro la Germania, per aver rimesso in discussione regole e sentenze europee, che hanno la supremazia su Parlamenti e corti nazionali. A Bruxelles nessuno lo aveva detto ancora apertamente, ed è stata la presidente dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen, a squarciare il velo di silenzio. “Stiamo analizzando la sentenza nel dettaglio, e valuteremo le prossime mosse. che possono includere anche l’opzione della procedura d’infrazione“.
La decisione dell’alta Corte tedesca di rimettere in discussione il Quantitative Easing lanciato dall’allora presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, nel 2015, non è stato gradito da von der Leyen. La sentenza dei giudici tedeschi inoltre apre un conflitto senza precedenti con la Corte di giustizia dell’UE, che sull’argomento si era già espressa. Von der Leyen.
“La Commissione europea sostiene tre principi di base”, ricorda ed elenca la tedesca. “La politica monetaria dell’Unione è di competenza esclusiva” dell’UE, “il diritto dell’UE ha il primato sul diritto nazionale, e le sentenze della Corte di giustizia europea sono vincolanti per tutti i tribunali nazionali”. La Germania ha violato tutti questi principi cardine. “L’ultima parola sul diritto dell’UE è sempre pronunciata in Lussemburgo, e in nessun altra parte”, prosegue, dura, von der Leyen, decisa a “difendere in ogni momento la comunità di valori e leggi che è l’Unione europea”.