Bruxelles – Nessun allarme, ma un avvertimento. E richiesta di precauzioni, per essere pronti in caso di bisogno ed evitare così il peggio. Gli Stati devono iniziare a considerare l’eventualità che in inverno una seconda ondata pandemica di Coronavirus possa presentarsi, e allora tanto vale essere preparati. “Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) sta facendo analisi in vista di una possibile seconda ondata e misure di risposta”, annuncia Stefan de Keersmaecker, portavoce della Commissione europea per le questioni di salute pubblica. “Sulla base dell’ultimo rapporto di rischio dell’ECDC, gli Stati membri dovrebbero prepararsi a una seconda ondata di infezioni”.
In realtà non si tratta di una novità. Il rapporto, datato 23 aprile, mette in guardia. Ma a distanza di due settimane le previsioni restano poco ottimistiche. Se le valutazioni del rischio invitano a prepararsi, vuol dire che la probabilità di una nuova ondata esiste. E’ una probabilità, certo, ma sufficientemente alta da indurre a mettersi al riparo da brutte sorprese. Quindi gli Stati sono invitati a stabilire e rafforzare i pazienti ambulatoriali sentinella (ossia i casi gravi potenzialmente evitabili), la sorveglianza ospedaliera (in particolare le infezioni respiratorie acute gravi e la terapia intensiva in terapia intensiva), le strutture di assistenza a lungo termine e la sorveglianza della mortalità.
“La Commissione rimane impegnata a lavorare con ECDC e Stati membri per fare in modo che ci sia un’adeguata comunicazione sui rischi”, continua de Keersmaecker. C’è la necessità di far sì che “i cittadini capiscano che esiste il rischio di una nuova ondata” e adottino accorgimenti e comportamenti necessari.