Bruxelles – Per Emily O’Reilly, Difensore civico dell’UE, l’Autorità bancaria europea (ABE) non avrebbe dovuto permettere il passaggio di Adam Farkas, ex direttore esecutivo, ad amministratore delegato (CEO) dell’AFME, l’Associazione per i mercati finanziari in Europa.
L’Ombudsman europeo, che conduce indagini su eventuali casi di mala amministrazione da parte delle istituzioni europee, ha rilevato di aver riscontrato due casi di “cattiva amministrazione” da parte dell’Autorità bancaria europea: da un lato, non avrebbe dovuto permettere che Farkas diventasse CEO della lobby europea dei mercati finanziari; dall’altro, l’ABE non ha immediatamente messo in atto “sufficienti garanzie interne” per proteggere le informazioni riservate quando il passaggio di incarico è diventato chiaro.
L’indagine dell’Ombudsman europeo torna a far parlare del fenomeno delle ‘porte girevoli’ di Bruxelles, cioè l’ingaggio di ex commissari o ex funzionari europei di spicco, da parte di aziende private che operano negli stessi settori dei quali si occupavano quando lavoravano per l’Unione europea. “Questo caso ha coinvolto il direttore esecutivo di un’agenzia dell’UE (l’Autorità bancaria europea, ndr) che ha il compito di elaborare regole per regolamentare e supervisionare le banche europee”. Farkas è poi diventato amministratore delegato di “un gruppo di lobby che rappresenta il settore finanziario all’ingrosso” si legge in una nota di O’Reilly, “che vuole ovviamente influenzare la stesura di regole a favore dei suoi membri”.
L’indagine ha inoltre evidenziato che, “sebbene l’ABE sia stata informata del trasferimento di lavoro il primo agosto 2019, il suo direttore esecutivo uscente (Farkas) ha avuto accesso alle informazioni riservate fino al 23 settembre 2019“. Anche se le sue sentenze non sono di per sé vincolanti, il Difensore civico europeo, per il futuro, raccomanda all’Autorità bancaria UE di “vietare al personale senior di assumere determinate posizioni esterne per un periodo di tempo limitato, come due anni”. L’ABE dovrebbe inoltre introdurre alcuni criteri per stabilire quando mettere in pratica il divieto ai suoi funzionare e, mediante procedure interne, interrompere l’accesso alle informazioni riservate una volta noto che un membro del personale si sta trasferendo in un altro posto di lavoro.