Bruxelles – Il piano di ripresa dell’Unione europea dovrebbe chiamarsi “Piano De Gasperi”, in nome di una delle figure che più contribuirono alla ricostruzione dell’Europa sulle ceneri della guerra. Nel giorno in cui l’Europa celebra la fine del secondo conflitto mondiale in Europa, l’8 maggio di settantacinque anni fa, Charles Michel è intervenuto con un video messaggio all’annuale conferenza The State of the Union, in cui esperti da tutto il mondo discuteranno di come e cosa cambierà dopo la pandemia Covid-19.
Lo fa menzionando l’autorità politica del democristiano Alcide De Gasperi, centrale nella prima fase di storia repubblicana italiana (capo del governo dal 1947 al 1953) e attivamente presente in tutto il processo di transizione democratica che seguì lo smantellamento del fascismo. De Gasperi è anche il fautore dei primi passi mossi dal Paese nel senso dell’integrazione europea.
Ed è così che Michel lo ricorda e ne richiama le parole, come uno dei padri fondatori italiani d’Europa. “Il 10 dicembre 1951, in un discorso ha dichiarato: ‘La storia, con le sue analogie e coincidenze, i suoi legami che una volta spezzati vengono immediatamente forgiati di nuovo, ci mostra che l’unione delle nostre forze è in grado di dissipare il rancore nei nostri cuori e può darci la pace in Europa”. Gli europei, ricorda Michel, di fronte alla grande crisi indotta dalla seconda guerra mondiale, hanno unito le forze e dissipato il rancore. E in questo modo hanno creato qualcosa di unico nella storia dell’umanità: “la più grande area di libertà e prosperità, istituita volontariamente da persone libere. Quella che De Gasperi definì ‘una civiltà ancora più avanzata e ancora più nobile’“.
C’è chi oggi assimila la lotta alla pandemia ad una guerra vera e propria, e chi invece non apprezza l’uso della metafora. Un fatto è certo, che si voglia o meno parlare di una guerra al Covid-19, la pandemia rappresenta per l’Europa una sfida insormontabile se i paesi non riusciranno a superare le divergenze, guardando anche oltre i propri interessi a breve termine. Si è parlato spesso nelle scorse settimane, dice Michel, di lanciare un nuovo “Piano Marshall”, come quello per la ripresa europea post-guerra lanciato dagli Stati Uniti.
Forse, suggerisce il capo del Consiglio europeo, dovremmo chiamare il nostro progetto di ripresa “Piano De Gasperi”, perché a farlo questa volta dovranno essere i Ventisette stati membri, unendo le forze. L’ex premier belga ha poi assicurato che presto partirà il lavoro per avviare questo piano di ripresa, in collaborazione con “tutte le istituzioni europee, i 27 Stati membri e tutti i partner coinvolti nell’integrazione europea, ma soprattutto con i cittadini europei”. Il Green Deal e l’Agenda digitale rimarranno “la spina dorsale del piano europeo” di ripresa, perché “questi due progetti rappresentano potenti motori per la trasformazione e il progresso”.
Per la ripresa in Europa “una risposta fiscale comune” è altamente auspicabile, avverte Christine Lagarde. Nel corso del suo intervento al convegno organizzato dall’Istituto universitario europeo di Firenze, la presidente della Bce mette in guardia sui pericoli di una “divergenza” tra i paesi nella ripresa post-Coronavirus. La pandemia ha infatti sottolineato l’interdipendenza degli stati dell’area dell’euro di fronte alla crisi economica innescata dal Covid-19. Nessuno ha colpa in questa crisi, e ciascun Paese dell’Eurozona “deve poter rispondere se necessario, altrimenti rischiamo di ampliare le asimmetrie e di uscire dalla crisi con una divergenza economica ancora più profonda”. Dal canto suo la Bce, durante il suo mandato, “farà il possibile per sostenere la ripresa”, ma la risposta europea dovrà essere “decisa, simmetrica e tangibile”. “Ora è il nostro momento Schuman” dice Lagarde in riferimento al settantesimo anniversario della dichiarazione di Schuman (9 maggio 1950) che segna l’inizio del processo di integrazione europea.
Il tema della mancanza di solidarietà dimostrata all’inizio della crisi sanitaria è ripreso anche da Paolo Gentiloni. La crisi in atto “è comune e coinvolge tutti i paesi”, asserisce il commissario europeo all’Economia, e comune dovrà essere anche la risposta di Bruxelles, “altrimenti il progetto stesso europeo è a rischio”. Concorde con Lagarde sul fatto che la risposta europea alla crisi economica debba essere sia tangibile che simmetrica, per evitare ulteriori squilibri economici tra i paesi. L’approccio dell’UE al Recovery Fund, il fondo per la ripresa a cui la Commissione europea sta lavorando, deve essere di tipo macroeconomico, proprio per cercare “di mitigare le divergenze che già ci sono” tra i paesi membri.
L’appello di Conte: dall’UE risposta solidale, si vince o si perde tutti
L’urgenza di attivare un fondo comune per la ripresa economica è priorità anche per l’Italia, tra i paesi in Europa più segnati dall’impatto della pandemia. Questa è la “sfida cruciale dell’Unione europea”, sottolinea il premier Giuseppe Conte nell’intervento conclusivo del dibattito che si è svolto in videoconferenza. L’UE deve agire senza ulteriori indugi e tradurre velocemente in una proposta concreta l’accordo sul Recovery Fund trovato dai leader dei Ventisette nel corso dell’ultimo Consiglio europeo in videoconferenza del 23 aprile.
Il Fondo dovrà essere di una portata tale da sostenere la ripresa economica del continente, e soprattutto dove la crisi ha fatto più danni. “Siamo alle prese con uno shock economico simmetrico, a differenza delle crisi economiche del 2008 e del 2010-11 e la risposta dunque dovrà essere diversa”. I tre strumenti messi in campo da Bruxelles finora per sostenere la ripresa economica – il meccanismo SURE contro la disoccupazione, il finanziamento della Banca europea degli investimenti e il ricorso volontario al Fondo Salva Stati (MES) per spese mediche dirette e indirette – “sono insufficienti” accusa il premier, “ammontano ad una frazione di quanto altre grandi economie, come quella Usa, stanno spendendo per sostenere le loro imprese e le loro famiglie”.
Il ricorso a un Fondo di ripresa è fondamentale per garantire “parità di condizioni fra gli stati membri mentre affrontiamo la grave crisi economica e ci prepariamo alla ripresa”. Lo strumento, insiste Conte, dovrà basarsi su un mix equilibrato di prestiti e garanzie (‘loans’ e ‘grants’) e il meccanismo di finanziamento dovrebbe essere “a scadenza di lungo termine, almeno 25 anni, per distribuire nel tempo i significativi costi di breve termine”.
Dal momento che il fondo andrà ancorato al prossimo bilancio pluriennale (2021-2027), che non entrerà in attività prima di gennaio, sarà necessario adottare delle soluzioni ponte per “anticipare parte delle risorse alla seconda metà del 2020”. Conte chiude il suo intervento insistendo sulla necessità di agire prima possibile: “Ulteriori ritardi sul Fondo e sul Bilancio pluriennale metterebbero in pericolo l’avvio di una piena ripresa economica” sostiene. Questa per l’Europa è una fase cruciale. “Non ci saranno vincitori e sconfitti. O vinceremo tutti, o perderemo tutti” conclude.