Bruxelles – L’Europa si ferma, per ripartire il prossimo anno. Il Coronavirus produce una crisi senza precedenti, facendo collassare le economie di tutti gli Stati membri, e gettando ombre sul futuro dell’Unione. Perché se è vero che da una parte per il prossimo anno è previsto un rimbalzo e l’inizio a ritmi sostenuti della ripresa, dall’altra parte si rischia una ripresa asimmetrica che può provocare problemi in tutto il mercato unico. Le previsioni economiche di primavera della Commissione europea suonano un campanello d’allarme, e non c’è di che stare allegri.
Quest’anno sarà recessione. Ormai è confermato dalle cifre. Per il 2020 il Prodotto interno lordo dell’Unione europea è previsto al -7,4%, il PIL dell’area euro addirittura -7,7%. Nel 2009, momento della precedente crisi, la frenata è stata del 4,3%, con picchi del 5,5% per i Paesi con la moneta unica. “Adesso è evidente che l‘UE è entrata nella crisi economica più profonda della sua storia“, sottolinea il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni.
Tutti i ventisette Stati membri dell’UE avranno un segnale negativo. Ma se le cose dovessero andare come sperano a Bruxelles, tutto dovrebbe invertirsi nel 2021. L’economia dell’Eurozona dovrebbe far registrare un +6,3%, con l’Italia a fare da traino. L’economia tricolore è prevista in ripresa a ritmi più elevati, al 6,5%, anche più di quella tedesca (5,9%). Questo non significa affatto che le cose in mezzo al Mediterraneo andranno bene. Al contrario, rileva Gentiloni, “si prevede che la ripresa dell’Italia richiederà più tempo rispetto alla maggior parte degli altri Stati membri”. Un dato che conferma la natura irregolare della ripartenza.
La crisi è simmetrica, nel senso che ha colpito tutti, e i Ventisette indici di crescita negativa lo confermano. La ripresa sarà invece asimmetrica. Vuol dire che qualcuno recupererà di più, qualcun altro di meno. Quanto bene emergeranno i paesi dipenderà non solo dalla gravità della pandemia e dalla severità delle loro misure di contenimento, ma anche dalle loro specifiche esposizioni economiche e condizioni iniziali e dalle risposte discrezionali alla politica che i loro livelli di spazio politico hanno permesso loro di permettersi. “A causa delle loro forti interdipendenze, una ripresa incompleta in un paese si riverserebbe su tutti gli altri paesi e frenerebbe la crescita economica ovunque”. Sarà dunque necessario non lasciare nessuno indietro.
E’ fuori dubbio che quanto accaduto sarà un problema per tutti. Le previsioni del debito non danno scampo. L’autorizzazione a spendere seguita alla sospensione del patto di stabilità farà salire verso l’alto il rapporto debito/PIL ovunque. Nell’area euro passerà dall’86% in rapporto al Pil del 2019, al 102,6% alla fine di quest’anno. E’ la prima volta che il rapporto debito/Pil sfonda quota 100% nell’area della moneta unica. Tornerà a scendere nel 2021, se tutto va bene, per fermarsi al 98,8%.
Gentiloni si affretta a dire che “non siamo affatto di fronte ad un problema italiano“, dato che il debito tricolore alla fine di quest’anno sfiorerà il 160%. “Il dato che emerge è che praticamente tutti i Paesi sono in violazione delle regole europee” che vorrebbero il rapporto debito/PIl entro la soglia del 60%, e che “in tutti i Paesi c’è un aumento dei livelli dei debito”. Il commissario per l’Economia però rivendica le scelte compiute. “E’ previsto che in cause di emergenza, quale quella in cui ci troviamo, si possano autorizzare l’attivazione della clausola di fuga” e sospender i vincoli di bilancio. Andava fatto. “Il modo in cui è stato risposto a questa crisi è stato esemplare. Noi abbiamo fatto da apripista, poi i governi hanno preso decisioni importanti”. Si riferisce alla decisioni della Commissione, e alle successive decisioni dell’Eurogruppo.
Tra la decisione storica di sospender il patto di stabilità, il meccanismo europeo di sostegno all’occupazione, il meccanismo a sostegno delle imprese e finanziato dalla Banca europea per gli investimenti (BEI), il nuovo programma di acquisto di titoli pubblici della Bce, l’UE ha saputo fin qui ammortizzare l’urto della crisi da Covid-19. «Senza queste misure, la contrazione del PIL dell’UE sarebbe stata circa 4,75 punti percentuali più profondi nel 2020», rileva Maarten Verwey, direttore generale per gli Affari economici e monetari della Commissione. Vuol dire che invece del -7,4% l’Unione europea avrebbe conosciuto una contrazione del 12% circa. Ora va fatto il resto. “Per poterci riprendere servirà una risposta comune”, sottolinea Gentiloni.