Bruxelles – A Bruxelles come nelle altre capitali si lavora per salvare l’area euro e renderla più forte. Tra spinte populiste, forze euro-scettiche e nuove crisi economiche l’impresa non è di quelle semplici, ma l’intenzione di conservare il progetto comune c’è. Irene Tinagli confessa di essere “ottimista” di natura, ma mostra anche determinazione e convinzione nel corso dell’intervista concessa al giornale Politico. Alla presidente della commissione Affari economici del Parlamento europeo viene chiesto se tra cinque anni l’eurozona sarà ancora una realtà, e lei risponde in modo affermativo, senza tentennamenti. “Sì. Stiamo lavorando per tenerla insieme, unita e forte”. E azzarda anche qualche previsione.
Da qui a cinque anni “potremmo avere una tassa sulle transazioni finanziarie”, progetto a cui si è sempre opposto il Regno Unito, adesso non più Stato membro dell’UE. Tinagli si sbilancia anche sul progetto di Eurobond. Sempre immaginando l’Eurozona tra cinque anni “magari potremmo averli, ma non con quel nome”.
La protezione dell’area euro passa però attraverso la politica di risposta alla crisi innescata dalla pandemia di Coronavirus. Tinagli riconosce che l’ordine di grandezza di circa 1.500 miliardi di euro per il fondo per la ripresa “è grosso modo ciò a cui ha pensato il Parlamento europeo”, ma perché tutto possa davvero funzionare “occorre che si tratti di risorse fresche e non di spostamento di risorse da un programma di spesa all’altro”, e che la ricetta europea non sia basata solo su prestiti ma pure su garanzie. “Se vogliamo davvero un fondo per la ripresa che produca veramente effetti e permetta agli Stati membri di reagire e riprendersi senza divergenze, allora abbiamo bisogno di garanzie”, che però “dovranno essere legate a misure mirate”. E avverte i governi. “Essendo legato al bilancio pluriennale, il Parlamento avrà voce in capitolo sul fondo per la ripresa, e la faremo sentire”.
In Europa dunque si lavora al futuro dell’Europa. In questo cantiere, c’è spazio per un ministro delle Finanze dell’UE? “Forse. Lo spero”, la risposta dell’esponente del Partito democratico, a cui non mancano domande sul suo Paese di appartenenza. Qualcuno ancora ritiene che il leader della Lega, Matteo Salvini, possa diventare presidente del Consiglio al prossimo giro elettorale. “Non lo so. Se c’è una cosa su cui è difficile fare previsioni, questa è la politica italiana…”.