Bruxelles – La Commissione europea ha avviato oggi una procedura d’infrazione contro la Polonia, accusando la nuova legge sulla magistratura (approvata a dicembre 2019, entrata in vigore a febbraio 2020) di minare l’indipendenza dei giudici polacchi ed essere incompatibile con il principio del primato del diritto dell’Unione europea.
La legge apporta nuove modifiche al sistema giudiziario in Polonia, e per Bruxelles “impedisce ai tribunali polacchi di applicare direttamente alcune disposizioni del diritto dell’UE che tutelano l’indipendenza giudiziaria e di sottoporre alla Corte di giustizia le domande di pronuncia pregiudiziale su tali questioni”. Dopo aver effettuato un’analisi della legislazione in questione, scrivono dal Berlaymont, la Commissione ha concluso che diversi elementi della nuova legge violano il diritto europeo.
“Gli stati membri possono riformare il proprio sistema giudiziario ma devono farlo nel rispetto dei trattati europei” afferma Vera Jourova, vicepresidente esecutiva della Commissione europea responsabile per il rispetto dei valori e la trasparenza. Nel caso della legge approvata dal governo di Varsavia “esistono chiari rischi che le disposizioni relative al regime disciplinare nei confronti dei giudici (introdotte dalla legge, ndr) possano essere utilizzate per il controllo politico del contenuto delle decisioni giudiziarie“, spiega la commissaria. “Questo è un problema europeo perché i tribunali polacchi applicano la legge europea. I giudici di altri paesi devono fidarsi che i giudici polacchi agiscano in modo indipendente e questa fiducia reciproca è alla base del nostro mercato unico”.
L’avvio da parte di Bruxelles di un procedimento legale nei confronti della Polonia non deve stupire, aggiunge la commissaria. In effetti, l’Unione europea aveva fin da subito espresso preoccupazione per la tenuta dello stato di diritto nel paese, ritenendo la legge l’ennesimo tentativo di controllo politico sulla magistratura da parte del governo. Da oggi Varsavia ha due mesi di tempo per rispondere alla procedura d’infrazione e alle preoccupazioni di Bruxelles. “La Commissione europea – afferma ancora Jourova – auspica che la risposta arrivi nei tempi stabiliti, per avviare un dialogo costruttivo sullo stato di diritto“.
Occhi puntati anche sulle prossime elezioni presidenziali in Polonia previste per il 10 maggio, convocate a dispetto delle restrizioni alla circolazione disposte per controllare la diffusione del Coronavirus. Jourova esprime preoccupazione per la convocazione alle urne e richiama le autorità del paese a garantire che siano “elezioni eque e libere”. La Commissione europea continua inoltre a monitorare tutti gli stati membri UE che hanno introdotto misure di emergenza (20 paesi su 27) per contrastare la pandemia, compresa l’Ungheria. Una situazione eccezionale richiede misure straordinarie, riconosce la commissaria, ma introdurre regimi di emergenza non significa minare anche i princìpi su cui l’Unione europea si fonda. “Il virus non può uccidere la democrazia, né possiamo mettere in lockdown i nostri valori”.
“La procedura d’infrazione era doverosa. La legge approvata a febbraio è incompatibile col diritto europeo, perché mina di fatto l’indipendenza dei giudici polacchi e apre al controllo politico. Il rispetto dello Stato di diritto e la separazione dei poteri sono condizioni imprescindibili per far parte dell’Unione Europea, e la pandemia non può essere una scusa per limitare la democrazia”, dichiara in una nota Brando Benifei, capodelegazione del PD al Parlamento Europeo.