Roma – Messa a dura prova dalla pandemia L’Italia rialza la testa in un’impresa che sembrava impossibile: rimettere in piedi l’ex Ponte Morandi a un anno e otto mesi dal crollo. Stamattina è stata posata l’ultima campata, la diciannovesima, della nuova infrastruttura progettata dall’architetto Renzo Piano. Una cerimonia a cui hanno partecipato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, la ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli, il sindaco di Genova Marco Bucci e il presidente della Regione Giovanni Toti.
Il tracciato del nuovo ponte lungo 1.067 metri e per il quale sono state usate 17.500 tonnellate d’acciaio, è stato così completato, una posa salutata dal suono delle sirene del cantiere e delle navi alla fonda nel porto della città.
“Lo Stato non ha mai abbandonato Genova e la mia presenza oggi non solo è doverosa ma sono qui con grande piacere perché oggi suturiamo una ferita”, ha detto Giuseppe Conte, “ferita che non è possibile rimarginare completamente perché ci sono 43 vittime e noi non dimentichiamo”.
“Una vittoria sulla burocrazia, certo il ponte non è finito, lo finiremo nei prossimi mesi – ha detto il sindaco della città Marco Bucci – ma oggi riuniamo le due parti della valle e questo è un grande risultato”. Per il presidente e commissario per l’emergenza Giovanni Toti “è il simbolo di un’Italia che ce la fa a ripartire, la dimostrazione che insieme possiamo fare tante cose”.
Quello del nuovo ponte è un cantiere che non si è mai fermato neppure in questi mesi di lockdown e ha lavorato contro il tempo. Il costo di circa 220 milioni che però potrebbe essere un po’ più elevato a causa di alcuni imprevisti, è stato finanziato interamente dal decreto Genova che comprendeva anche una parte consistente per gli indennizzi a imprese e cittadini.
Il crollo suscitò grande emozione e preoccupazione su scala internazionale e anche l’Unione europea mostrò subito la disponibilità a dare il massimo supporto. Un sostegno offerto dall’ex presidente della Commissione Jean Claude Juncker e dalla ex commissaria ai trasporti Violeta Bulc, che si recò sui luoghi della tragedia. Oltre a rendere omaggio alle vittime e vicinanza ai familiari assicurò che l’Europa era “pronta a fare la sua parte per aiutare Genova e l’intera regione a riconquistarsi il futuro e a mantenere il proprio ruolo centrale nel sistema di trasporto multimodale transeuropeo”.
L’UE, già partner fondamentale per lo sviluppo delle infrastrutture in Liguria e nella zona di Genova ha offerto gli strumenti più utili disponibili per contribuire alla ricostruzione e al rilancio. Strumenti forniti dal Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS), e altre soluzioni all’interno del piano di investimenti EuInvest e dei fondi strutturali. Le infrastrutture italiane nel quadro finanziario che si sta concludendo, hanno beneficiato di un forte contributo da parte dell’Europa, per una cifra superiore ai 12 miliardi di euro. Nell’ambito del Connecting Europe Facility è strettamente legato al nuovo ponte anche il progetto cofinanziato per interventi di potenziamento del porto, che rientra nella rete infrastrutturale europea intermodale per il corridoio Marsiglia-Genova.
Così, fu facile già allora smontare le accuse senza alcun fondamento lanciate dagli antieuropeisti, e in particolare dall’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini contro Bruxelles. Non solo nessuna responsabilità sul crollo per aver impedito la manutenzione a causa dei vincoli di bilancio, ma grazie alla flessibilità concessa l’UE ha consentito all’Italia di spendere di più anche per le infrastrutture.