Bruxelles – Dare una risposta comune. Uscire dalla crisi con una logica più comunitaria, con un’Europa più unita e più disposta a condividere gli sforzi per rilanciare l’economia del continente. David Sassoli apre il Consiglio europeo in videoconferenza sulle misure per affrontare la crisi Coronavirus richiamando i leader dei Ventisette alla necessità di una risposta davvero europea alla pandemia e alle sue ripercussioni economiche, facendo in modo che tutti i paesi UE abbiano gli strumenti necessari per “proteggere i cittadini, stabilizzare i mercati e rilanciare le proprie economie”.
Per il presidente del Parlamento europeo, si intravede, sempre più netta, una convergenza tra i diversi punti di vista espressi dagli stati membri su come impostare la ripresa economica. Negli ultimi giorni molti dei capi di stato e di governo “hanno presentato proposte coraggiose che vanno nella giusta direzione alla ricerca di un terreno comune” per trovare un compromesso che metta d’accordo tutti. La posizione dell’Europarlamento è ben nota ed è riassunta nella risoluzione approvata nel corso dell’ultima plenaria del Parlamento, che a grande maggioranza ha votato in favore di una “risposta a sostegno di un piano di investimenti per favorire la ripresa e la ricostruzione dell’economia europea”.
Gli strumenti già messi in campo dall’UE, aggiunge Sassoli, vanno nella direzione giusta, costruendo “una rete di sicurezza per fornire la liquidità necessaria con il Meccanismo europeo di stabilità (MES) per le necessità sanitarie, con il meccanismo SURE, per far fronte alla disoccupazione e con la BEI che darà ossigeno alle piccole e medie imprese” dice in riferimento al pacchetto di misure approvato dai ministri delle finanze dell’Eurozona nel corso dell’ultimo Eurogruppo.
Oggi però è il tempo di compiere un primo passo per affrontare il post-emergenza, per capire come Bruxelles intende reagire e gestire la ripresa economica. Al vertice in videoconferenza, i capi di governo e di stato dovranno pensare a come impostare un Fondo per la ripresa e la ricostruzione dell’economia europea. Il Recovery Fund, ribadisce Sassoli, andrà garantito dal bilancio pluriennale dell’Unione europea, da utilizzare per emettere obbligazioni comuni e da costruire in modo che la condivisione del rischio riguardi investimenti futuri senza incidere sul debito pregresso. “Il Parlamento è pronto a lavorare su un fondo per la ripresa purché la sua capacità sia concretamente adeguata alla dimensione della crisi in atto”.
L’aspettativa è quella di un grande Piano Marshall europeo per sostenere la ripresa economica, che stavolta dovrà essere finanziato dagli stati membri. Massicci investimenti dovranno essere finanziati da un “Quadro finanziario di bilancio (2021-2027) notevolmente rafforzato“, ma l’ancoraggio del fondo di ripresa al QFP è per Sassoli l’unica garanzia per una reazione condivisa ed europea a questa crisi. “Servirà una proposta più ambiziosa per un bilancio all’altezza della sfida, senza però rinunciare all’idea di Europa che vogliamo costruire per i prossimi anni”, mantenendo dunque le priorità già stabilite della transizione verde attraverso il Green Deal europeo e della trasformazione digitale.
Per accedere ad un massiccio piano di investimenti, “ora più che mai appare necessario rinegoziare un paniere di risorse proprie” sottolinea Sassoli, “a partire da una webtax ed altre risorse come un’imposta sulla plastica non riciclata”. Il Bilancio pluriennale a cui ancorare il Recovery Fund entrerebbe in funzione solo dal gennaio 2021 e l’Europa “non può aspettare” aggiunge il presidente dell’Europarlamento, aprendo alla possibilità di rendere operativo il fondo da subito. “Come già successo in occasione del piano Juncker si potrebbe valutare un intervento ponte di garanzia offerto dalla Bei per assicurare l’immediata operatività del fondo”, dice, suggerendo l’idea di una garanzia temporanea della Banca Europea degli Investimenti, a cui si sostituirebbe quella del Bilancio, facendo leva sulle risorse proprie.