Bruxelles – Bisogna dare risposte sostanziose per il settore turismo. La situazione è più che delicata, si tratta del settore “più colpito” dalla crisi innescata dalla pandemia di Coronavirus, e quello che “si riprenderà più lentamente” di tutti gli altri. La Commissione europea sembra esserne convinta, ed è pronta a mettere sul piatto quante più risorse possibili. Thierry Breton, commissario responsabile per Mercato interno e industria, si sbilancia. Ai membri della commissione Trasporti del Parlamento europeo confida che “il 20%-25% delle risorse del fondo per la ripresa potrebbe essere destinato solo al turismo”. Si tratta di contributi tra i 200 e i 300 miliardi di euro, a seconda di quanto gli Stati decideranno di mettere nel fondo (le cifre su cui si ragiona oscillano tra i 1.000 e 1.500 miliardi).
“Se questo dovesse corrispondere al vero noi non potremmo che esultare”, il commento a Eunews di Antonio Barreca, direttore generale di Ferderturismo/ Confindustria. “E’ certamente la strada giusta per aiutare un settore che sarà tra gli ultimi a vedere la luce in fondo al tunnel, e che avrà bisogno di sostegno per molto tempo”.
Un quarto del fondo su cui i leader sono chiamati a confrontarsi giovedì (23 aprile) solo per un settore. Non sembra un impegno di poco. Ma il punto è che rischia di esserlo. Breton ricorda che solo per il 2020 si stimano perdite tra i 275 e i 400 miliardi di euro per le industrie del turismo e del settore trasporti. Dunque l’intervento pur massiccio dell’UE che evoca il commissario per il Mercato interno rischia di non arrivare nemmeno a coprire le perdite di un solo anno. Però ci sono sempre gli 8 miliardi di euro messi a disposizione della Banca europea per gli investimenti (BEI) a 100mila imprese, soprattutto medie e piccole, e le riserve da 37 miliardi di euro di fondi europei non spesi. Due strumenti con cui “si possono aiutare le imprese del settore”.
Il turismo, spiega Breton agli europarlamentari, è composto per l’80% da imprese con meno di dieci dipendenti. “E’ un settore fragile”, e per questo la Commissione promette “battaglia” per un bilancio che consenta di avere linee di liquidità adeguate. “Lotteremo perché ci siano tutti i mezzi necessari per consentire la ripresa del turismo, e ogni Stato membro dovrà avere pari accesso a queste risorse”.
Data la situazione Breton non ha molto di concreto da offrire al Parlamento europeo, al quale annuncia un summit europeo sul turismo “a settembre o a ottobre”. Servirà per “plasmare il turismo di domani”, che dovrà essere resiliente, innovativo, sostenibile”. Quanto all’ultimo punto Breton pensa sin da subito di collegare il piano di sostenibilità (Green deal) al comparto. “Quante volte abbiamo sentito parlare di turismo eccessivo?”.
Servirà “un approccio coordinato” per poter tornare alla normalità, che si annuncia ancora lontana. “Dovremo continuare a vivere in quarantena per qualche tempo”, ammette Breton. Di conseguenza “probabilmente questa stagione sarà diversa dalle altre” stagioni estive. Le vacanze 2020 sono dunque compromesse. Non c’è il tempo per rimuovere il confinamento al 100%. “Lavoriamo per poter tornare a viaggiare nel prossimo futuro, inclusa questa estate, ma ci sono misure di sicurezza da dover rispettare”.
Breton intende comunque non aspettare il summit di settembre-ottobre. Di meccanismo di gestione della crisi parlerà ai ministri europei per il Turismo e con i ministri responsabili del G20 già la prossima settimana.
I deputati nel dibattito che è seguito hanno sostenuto che il settore del turismo “ha bisogno di maggiore sostegno attraverso misure specifiche, finanziamenti, un maggiore coordinamento a livello europeo e una tabella di marcia mirata”. La richiesta di un piano e di una strategia di ripresa, specifica per il settore, ha trovato sostegno fra i deputati di tutti gli schieramenti.