Roma – Giovedì la battaglia decisiva e il premier Giuseppe Conte la deve preparare ragionando sui due fronti: quello con i leader dei partner europei e quello interno che sul Mes rischia di aprire un solco nella sua maggioranza.
Ieri in un’intervista al giornale tedesco Süddeutsche Zeitung, a proposito del fondo salvastati ha ricordato “la sua brutta fama, e non dimentichiamo che ai greci, nell’ultima crisi finanziaria, sono stati chiesti sacrifici inaccettabili per ottenere i crediti”. Dunque, la decisione sul suo utilizzo è rimandata a una attenta “verifica delle condizioni”. Ma il perimetro di discussione per il premier italiano resta la sfida dei bond per aumentare di molto le risorse necessarie ad affrontare l’emergenza. Richiesta ribadita durante una telefonata con la presidente Ursula von der Leyen, dalla quale ha apprezzato le scuse dell’Europa “arrivata tardi”. “L’Europa si può salvare se pensa in grande, se mostra più coraggio e se proietta lo sguardo oltre i propri confini. Questo è un momento davvero cruciale, per tutti”.
Il ricorso ai titoli comuni per fronteggiare la crisi per l’Italia, è indispensabile, e Conte per renderlo più chiaro proprio alla stampa tedesca ricorda il surplus commerciale della Germania “superiore a quanto previsto dalle norme comunitarie” il che rappresenta “un freno all’Unione Europea”. Analogo monito vale per “l’Olanda con il suo dumping fiscale sottrae risorse all’UE”.
La strategia messa a punto per il prossimo Consiglio europeo di giovedì si gioca anche sulle vicende interne con una parte del Movimento 5 Stelle che boccia, anche con condizioni light, il ricorso al Mes, alimentando le voci che nel caso di un voto parlamentare, la fronda sarebbe schierata con Lega e Fratelli d’Italia. Sulla sponda di maggioranza si sposta invece Forza Italia, spariglio che provocherebbe una questione politica molto seria per la coalizione di governo. Voto che questa settimana non è comunque previsto anche se Conte svolgerà martedì un’informativa alle Camere e dunque prima del vertice dei 27.
L’Italia sta aspettando di “capire che la condizionalità definita prima del prestito sia unica per tutti. Molti non ne sono sicuri” dice il ministro per gli Affari europei Enzo Amendola, che conferma la scelta di valutare la risposta “su tutti e quattro gli strumenti, il piano della Banca europea degli investimenti per le imprese, quello per il lavoro ‘Sure’ e il Mes”. Manca all’appello dunque il recovery bond o altro strumento innovativo “non ci intestardiamo su questioni di principio ma servono molte più risorse” e quelle messe in campo fino a 500 miliardi dalle istituzioni europee non bastano.
Secondo il ministro della sanità Roberto Speranza, la nuova linea di credito del fondo salva stati, potrebbe essere molto importante per rafforzare il sistema. “Lui può spostare l’asse”, bisogna “dare piena fiducia all’iniziativa di Conte che in linea con il ministro Roberto Gualtieri va nella direzione giusta. La stagione del rigore e dell’austerità credo che non regga”.