Bruxelles – Il Covid-19 cambierà la geopolitica, i rapporti tra i paesi muteranno. Nel mondo post-pandemia saranno rimessi in discussione il futuro della globalizzazione e del neoliberismo economico, della governance mondiale e, infine, la resilienza dei sistemi democratici (soprattutto di quello europeo) dinnanzi alla crisi, con il rischio di un aumento del populismo e di derive autoritarie. Sono questi, insiste Josep Borrell di fronte alla Commissione Affari Esteri dell’Europarlamento, i quesiti fondamentali che domineranno il dibattito post-Covid e che l’Unione europea dovrà essere pronta ad affrontare.
Già oggi, ricorda l’alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’UE, Bruxelles si trova ad affrontare una vera e propria guerra di narrazioni su quale sistema sia stato più in grado di dare una risposta efficiente ed efficace ad una situazione complessa come il Coronavirus. Soprattutto all’inizio di questa crisi, la risposta dell’Ue non è stata rapida né sufficiente. “Per essere forti nel mondo bisogna prima di tutto essere forti a casa propria”, tra i paesi UE. Quella che l’Europa e il mondo si trovano ad attraversare è “una crisi globale senza precedenti” di fronte alla quale, insiste Borrell, l’unica soluzione è un approccio multilaterale e coordinato, fondato sulla solidarietà e sul partenariato.
Per il capo della diplomazia europea, l’Europa è impegnata in una guerra contro la disinformazione, che tende a sminuirne la capacità di affrontare la crisi in atto. “L’aiuto e l’assistenza che forniamo agli altri paesi non vengono riconosciuti, mentre gli aiuti della Cina sono pubblicamente riconosciuti e apprezzati”. Occorre rafforzare la narrazione positiva dell’Unione europea e del suo ruolo nel fornire assistenza nei confronti degli altri partner globali dell’UE, specialmente nei paesi dei Balcani occidentali dove è diffusa la narrazione secondo cui l’Unione europea non faccia abbastanza per aiutarli.
Borrell ha ricordato il ruolo della Commissione europea nel presentare un pacchetto di aiuti per i paesi più vulnerabili, Africa soprattutto, dinnanzi alla crisi. “Siamo stati colpiti duramente dalla pandemia ma dobbiamo mostrare solidarietà per i Paesi che si trovano in una situazione più difficile della nostra” ha affermato l’alto rappresentante UE, sottolineando che il “problema è comune, e noi non saremo sicuri finché non lo saranno tutti”.
Al contempo, si deve evitare di alimentare le tensioni geopolitiche già in atto sullo scacchiere internazionale. I rapporti tra Cina e Stati Uniti, ad esempio, si sono ulteriormente incrinati a causa del Coronavirus, ma, dice Borrell, nel conflitto tra le due potenze l’Unione europea può svolgere un ruolo importante. “Come europei abbiamo molto da fare, non si può uscire da questa crisi senza un forte coordinamento tra Cina, Stati Uniti e Europa. Ma per questo ci vuole maggiore unità”.
Dopo la pandemia la globalizzazione andrà ripensata, il Covid-19 in qualche modo ne ha messo in luce gli aspetti più critici. In Europa, sostiene Borrell, non produciamo “un solo grammo di paracetamolo”, così come l’UE ha faticato e fatica molto con la distribuzione tra gli stati membri di dispositivi di protezione personale e altro materiale medico. L’Unione europea non è autosufficiente dal punto di vista della produzione e questo aspetto andrà modificato per evitare nuove crisi di approvvigionamento. “Non dico che la globalizzazione scomparirà, sostiene il capo della diplomazia UE, avremo sempre bisogno di una economia globale. Ma andranno presi provvedimenti per evitare di incorrere nuovamente in rischi di questo genere”.