Bruxelles – Nel piano di ricostruzione UE post Covid-19 dovranno esserci i ‘Recovery bond’, obbligazioni vincolate alla ripresa garantite dal Bilancio dell’Unione europea. Il 23 aprile David Sassoli porterà al vertice dei capi di stato e di governo UE un’indicazione netta da parte del Parlamento europeo per un piano di ripresa economica comune: sì ai Recovery bond, no ai Coronabond e l’esortazione agli Stati membri UE ad utilizzare i 410 miliardi di euro previsti dal Meccanismo europeo di stabilità (Mes) con una linea di credito specifica. Per l’Italia, precisa il presidente del Parlamento europeo, significa poter aver accesso secondo le stime a circa 37 miliardi di euro, senza condizionalità.
Con larga maggioranza – 395 sì, 171 contrari e 128 astenuti, su 694 votanti – gli eurodeputati hanno approvato durante la sessione plenaria di oggi [17 aprile] – la risoluzione congiunta per una risposta europea alla crisi attraverso strumenti finanziari, sia vecchi sia nuovi. L’atto di indirizzo non è vincolante, ma servirà al presidente del Parlamento europeo a portare sul tavolo dei leader dei Ventisette una posizione comune all’interno dell’Europarlamento su quali strumenti e modalità siano indispensabili per la “ricostruzione delle nostre economie”.
“E’ stato molto importante che il Parlamento si sia espresso a larga maggioranza in favore di un grande piano di ricostruzione economica dell’Europa, cercando di stimolare e di favorire le risorse attraverso tutte le modalità disponibili, comprese quelle dei Recovery bond”, spiega in conferenza stampa, precisando che lo strumento consentirà “di finanziare sui mercati internazionali i fondi che verranno destinati alla ricostruzione”.
“Siamo in una fase difficile” aggiunge Sassoli, e “abbiamo bisogno di grande solidarietà in Europa e di collaborazione e di lavoro comune fra i governi dell’UE”. “Oggi è in gioco davvero la vita di tutti e la vita dei cittadini del nord come quelli del sud sono e devono essere nostra preoccupazione”.
Recovery bond
Il paragrafo 19 della risoluzione approvata – su cui le delegazioni italiane all’Eurocamera si sono mostrate divise – esorta la Commissione europea a proporre un massiccio pacchetto di investimenti a sostegno dell’economia europea dopo la crisi, “che vada al di là di ciò che stanno già facendo il Meccanismo europeo di stabilità, la Banca europea per gli investimenti e la Banca centrale europea e che si inserisca nel nuovo quadro finanziario pluriennale”. Secondo gli eurodeputati gli investimenti necessari potrebbero essere finanziati attraverso un “bilancio plueriennale europeo ampliato, mediante i fondi e gli strumenti finanziari dell’Ue già esistenti e obbligazioni a sostegno della ripresa (in inglese, ‘recovery bond’) garantite dal bilancio dell’Ue”. Il pacchetto, specificano i deputati, non comporterà la mutualizzazione o condivisione del debito esistente ma andrà orientato a investimenti futuri. Su questo è stato chiaro anche Sassoli: il pacchetto non potrà riguardare il debito pregresso.
La leva su cui impostare la ricostruzione economica dell’Europa dovrà essere il prossimo Quadro finanziario di bilancio (Qfp) per gli anni 2021-2027. I deputati chiedono che il prossimo Bilancio europeo – su cui le trattative tra i governi dei Ventisette si sono arenate ormai mesi fa – sia necessariamente più ambizioso, con un budget più elevato. Nella risoluzione gli eurodeputati invitano gli Stati membri a raggiungere rapidamente un accordo su questa nuova proposta di bilancio, sollecitando anche la Commissione europea a presentare un piano B di emergenza in caso di mancato accordo tra i 27.
Massima flessibilità per canalizzare gli sforzi
Il Parlamento europeo ha approvato inoltre con procedura d’urgenza il pacchetto “Iniziativa d’investimento in risposta al coronavirus Plus”, proposto dalla Commissione europea il 2 aprile scorso, dando via libera alla piena flessibilità nell’uso dei fondi strutturali per affrontare l’emergenza. “Le misure adottate – spiegano dall’Eurocamera – consentiranno agli Stati membri di trasferire risorse tra i tre principali fondi di coesione (il Fondo europeo di sviluppo regionale, il Fondo sociale europeo e il Fondo di coesione), tra le diverse categorie di regioni e tra le aree prioritarie specifiche dei fondi”.
Via libera anche a nuove misure specifiche per garantire il funzionamento del Fondo europeo di aiuto agli indigenti (FEAD). “Le misure approvate, si legge in una nota, mirano a garantire che gli aiuti alimentari e l’assistenza materiale di base raggiungano le persone più vulnerabili, nel rispetto della distanza sociale e della protezione personale”.