Bruxelles – Scuse accettate, “è apprezzabile la gratitudine dell’Europa” verso l’Italia, “ma l’approccio non può essere quello di una solidarietà all’Italia perché Paese più colpito”. Di fronte alla pandemia di Coronavirus e le sue conseguenze “c’è un’Europa da salvare, all’interno della quale c’è l’Italia che è più colpita”. Quindi serve un cambio di passo e di mentalità, che deve tradursi in “un contributo pari al 2% del Reddito nazionale lordo per il prossimo bilancio pluriennale, per arrivare ad un bilancio da 2.000 miliardi di euro”. Gianni Pittella l’Unione europea la conosce, eccome. In Parlamento europeo per 19 anni, tre legislature e mezzo, ha lasciato a marzo 2018 dopo essere stato vicepresidente vicario dell’Eurocamera e presidente del gruppo dei socialisti e democratici (S&D). E’ tornato in Italia per mettere la sua esperienza a servizio del Partito democratico, e oggi è vicepresidente della commissione Politiche dell’Unione europea al Senato. Vista da lì, l’Europa, appare in grande difficoltà. C’è solo una cosa da fare, confida nell’intervista concessa a Eunews. “Va gettato il cuore oltre l’ostacolo”.
Eunews: La Commissione insiste sull’importanza di un bilancio sostanzioso per uscire da questa crisi. Lei conosce molto bene le dinamiche: gli Stati cercano sempre di mettere meno del richiesto. Hanno capito che adesso non è tempo di aste al ribasso?
Pittella: “In questo momento gli egoismi nazionali non hanno motivo di esistere. Vanno messe risorse, e poi bisogna chiedersi su quali settori intendiamo puntare dopo l’emergenza Covid-19. Mi ricollego a quello che dice Frans Timmermans (vicepresidente esecutivo della Commissione UE responsabile per il Green deal, ndr): la questione ambientale non è declassificata. Semmai è vero il contrario. Il Covid-19 ha prosperato laddove c’era inquinamento ambientale. E poi non vanno dimenticate l’intelligenza artificiale, la telemedicina…”
E: Di bilancio si inizierà a ragionare la prossima settimana, in occasione della videoconferenza dei leader. Cosa si aspetta?
P: “L’Eurogruppo ha fatto un lavoro positivo. Non sufficiente, ma positivo. Il vero nodo del Consiglio europeo è definire, sia nelle fonti di alimentazione finanziaria, sia nelle priorità, il piano di ricostruzione. Per quanto riguarda il finanziamento, per me la linea migliore sarebbe quella di Eurobond. Se proprio questa idea non è accettabile per alcuni governi, credo che si possa andare verso emissioni di bond della Commissione europea con garanzia di tutti gli Stati membri”.
E: L’Italia non si è opposta al ricorso al Meccanismo europeo di stabilità per ottenere il via libera a uno schema di titoli comuni. Il vertice deve concedere la contropartita?
P: “Ma il MES esiste già. E’ una struttura datata e inadeguata a rispondere alla crisi di oggi. E’ stato creato otto-nove anni fa, ed era pensato per altro, per il rischio di fallimento di uno Stato membro. Quindi parlare di ‘sì’ o ‘no’ al MES fuori luogo. Ad ogni modo l’ultima parola l’avrà il Parlamento”.
E: Alla sua prima uscita a Strasburgo una persona che lei conosce molto bene, Verhofstadt, accusò Conte di essere un burattino. Oggi sembra che nessuno ne metta più in dubbio l’operato. Ha convinto l’Europa?
P: “Conte per tutti è stata una scoperta. E’ un ottimo professore, un ottimo giurista, ma nessuno l’aveva mai visto all’opera sulla scena politica. Si è destreggiato bene, soprattutto in questa fase. Qualcun altro, al posto di Conte, si sarebbe comportato meglio di lui? Penso di no. Sta portando avanti un’azione utile, efficace, preparata. Lavora su tutti i fronti, in Italia e in Europa”.
E: Oggi le scuse di von der Leyen all’Italia. E’ il riconoscimento dell’operato del governo?
P: “Sono apprezzabili. Ma non si tratta di aiutare un Paese solo. L’Europa deve salvarsi e proiettarsi nel futuro. Sarebbe un errore doloso pensare che ognuno ce la può fare da solo”.
E: Come giudica allora l’operato di Orban in Ungheria? Chiedendo pieni poteri sembra pensare l’opposto, di poter fare tutto da sé…
P: “E’ un’azione che non si coniuga con i valori fondamentali e i principi dell’Unione europea. Ho posto il problema, chiedendo che la Commissione europea intervenga. Non può essere che nell’UE ci sia un virus più pericoloso del Covid-19. Quest’altro virus mina la nostra democrazia. Non possiamo sottovalutare questa crisi”.
E: Si aspetta che i leader ne parlino?
P: “Passata questa nottata mi aspetto che si rilanci la convenzione europea per rafforzare l’Europa”.
E: Intende il rilancio dell’Europa politica?
P: “Il mio sogno è quello degli Stati Uniti d’Europa, ma in politica bisogna essere realisti. Subito dopo l’emergenza dobbiamo tornare attorno al tavolo e ragionare su come procedere. Limitare i veti delle minoranze di blocco, dotare l’UE di una un’autonomia fiscale, accrescere la sicurezza con un esercito europeo: queste sono tutte cose che si possono fare. La lezione del Covid-19 ci dice che serve un’Europa più forte”.
E: Un’ultima domanda. Da qualche tempo si suggerisce il nome di Mario Draghi per guidare il Paese. Lei che ne pensa?
P: “Ho un’immensa stima e una totale gratitudine per Draghi, per la sua stagione alla guida della BCE. L’Italia, e non solo l’Italia, deve essere grata a Draghi, che è una risorsa a disposizione del mondo. Però in questo momento abbiamo un governo, e parlare di Draghi mentre un governo sta agendo, e anche bene, non mi pare opportuno”.