Roma – Le misure di restrizione per arginare la crisi sanitaria da Covid 19, hanno un forte impatto sulle procedure d’asilo e di rimpatrio nonché le condizioni di accoglienza. Per questi motivi e per rispondere alle richieste dei Paesi membri la Commissione europea ha adottato delle linee guida, per garantire in ogni caso il rispetto dei diritti fondamentali. Le indicazioni sono state elaborate con il sostegno dell’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo EASO e l’agenzia Frontex e in coordinamento con le autorità nazionali.
“La pandemia ha conseguenze dirette sul modo in cui le norme dell’Ue in materia di asilo e rimpatrio vengono attuate e un effetto dirompente sui reinsediamenti”, ha detto il vicepresidente della Commissione Ue, Margaritis Schinas. Si tratta perciò di adottare la “giusta flessibilità delle regole dell’Unione per garantire allo stesso tempo il più possibile una continuità delle procedure e la protezione della salute e dei diritti”. “Anche in un’emergenza sanitaria, dobbiamo garantire i diritti fondamentali individuali”, ha detto la commissaria per gli Affari interni, Ylva Johansson.
Considerato che le misure sanitarie adottate per limitare i contatti tra il personale e i richiedenti hanno un’applicazione complessa, le registrazioni e l’elaborazione delle domande devono continuare adottando la massima flessibilità in relazione alle scadenze e alla durata di trattamento dei reclami. Eventuali ritardi però, non devono compromettere le condizioni di accoglienza per le quali la Commissione europea sottolinea, che “le misure di quarantena e di isolamento devono essere ragionevoli, proporzionate e non discriminatorie e i richiedenti devono ricevere l’assistenza sanitaria necessaria”.
L’UE incoraggia poi tutti gli Stati membri a riprendere i trasferimenti dei richiedenti il più presto possibile ma, in relazione alle circostanze, “deve essere valutata la situazione relativa al coronavirus, compresa quella del sistema sanitario, nello Stato membro responsabile”.
Infine la Commissione raccomanda che “oggi più che mai è opportuno dare priorità ai rimpatri volontari, anche perché presentano un rischio inferiore per la salute e la sicurezza. Frontex è pronto ad assistere gli Stati membri nell’organizzazione delle operazioni aeree”.