Bruxelles – C’era una volta il turismo. La pandemia di Coronavirus spazzerà via uno dei motori più importanti dell’economia italiana. La buona notizia è che “il settore è sempre stato quello più resiliente, e si risolleverà anche stavolta”, ma Antonio Barreca, direttore generale di Ferderturismo/ Confindustria, non nasconde che la situazione è drammatica. A Eunews ricorda che già a marzo, all’inizio della crisi, le perdite complessive si stimavano attorno ai 30 miliardi di euro, ma adesso si teme possano arrivare anche al doppio, a 60 miliardi di euro. L’auspicio è che le stime restino tali e non si traducano in pratica, ma il quadro non è dei migliori.
“Oggi questa industria è ferma”, dice a Eunews commentando i dati Eurostat. L’Istituto di statistica europeo ha diffuso i dati, aggiornati al 2017, delle imprese turistiche. Emerge che l’Italia è il primo Paese dell’UE per numero di aziende, piccole e grandi, attive. Sono ben 383.600, più di Francia (326.700), Spagna (308.000) e Germania (263.400), e fruttano al Paese il 13% del prodotto interno lordo, per giri d’affari attorno ai 232 miliardi di euro. L’Italia è anche ai primi posti per numero di persone impiegate nel settore, pari a 1,6 milioni per le sole persone attive nelle imprese. Se si aggiunge l’indotto, ci sono qualcosa come “4,2 milioni di persone” che in Italia vivono grazie al turismo, puntualizza Barreca.
Tutto questo però è destinato a cambiare. Come spiega il direttore generale della Federazione nazionale dell’Industria dei viaggi e del Turismo iscritta aderente a Confindustria, questa estate innanzitutto l’Italia “non può contare sul turismo internazionale, che vale il 51%” delle presenze in alberghi e strutture ricettive. Rimane il 49% di turismo nazionale, che però “presenta due ordini di problemi”. Il primo, spiega Barreca, è che “molte imprese hanno fatto bruciare le ferie ai loro dipendenti”, che quindi non potranno andare in vacanza. In secondo luogo “per qualcuno non ci sarà la capacità di spesa”, quindi il realtà il turismo interno non sarà al massimo del suo potenziale. Se a questo si aggiunge che le imprese del settore che dovessero riaprire “lavoreranno al 30-35% della loro capacità per garantire il distanziamento sociale”, ecco il danno.
Non è solo una questione di alberghi. Barreca ricorda che Federturismo annovera 20 diverse filiere tra servizi di trasporto, portualità, stabilimenti balneari, ricettività, svago. Le sole discoteche, per fare un esempio, fruttano qualcosa come tre miliardi di euro. In tempi normali, però. Adesso è tutto cambiato. Anche Eurostat, nel presentare i dati, certifica i problemi del settore. “Una delle prime industrie colpite dall’attuale pandemia di coronavirus è stata l’industria del turismo. Restrizioni di viaggio e cancellazioni diffuse hanno portato a un arresto quasi completo nel turismo internazionale e nazionale”.
La stessa Eurostat sottolinea quello che è forse l’aspetto più caratteristico del comparto turistico. “Rispetto ad altri settori, le industrie del turismo hanno una stagionalità relativamente forte”. Un tessuto in crisi, come spiega ancora Barreca. “Il problema maggiore è proprio per gli stagionali. Parliamo di gente che chiude a settembre, per riprendere le attività a giugno dell’anno successivo”. Quest’anno c’è il rischio che la riapertura non ci sia. “Fermare a settembre 2019 per riaprire a giugno 2021 vuol dire non riaprire più, perché comunque ci sono dei costi di manutenzione, pulizia” e voci di spesa non più sostenute da entrate.
Si guarda dunque alle disposizioni del governo, che però devono arrivare quanto prima. “Ci vogliono 40-50 giorni per poter aprire, perché bisogna preparare”, sottolinea Barreca. Quindi anche se il governo dovessero annunciare il 31 maggio che dal giorno successivo si può andare in vacanza, non si potrà fare prima di metà luglio. Se l’OK dovesse arrivare oltre l’inizio di giugno, “a quel punto molti non aprono proprio”. Incertezza e crisi sono la realtà del settore. Ovunque, ben inteso, ma in Italia la situazione avrà ripercussioni più forti per l’importanza dei numeri del settore tricolore.
Di una cosa Barreca è sicuro. Causa Covid-19, “cambierà il modo di fare le vacanze”. Il direttore generale di Federturismo vede “un ritorno al passato, con spostamenti solo in macchina e vacanze vicino casa, all’interno della stessa regione”. Sempre che ci sia voglia di vacanze. “Non sappiamo come si vivranno a livello psicologico”. La paura di contagi potrebbe spingere molti a non muoversi. “E’ la peggiore crisi della storia per il turismo”, la constatazione di Barreca. “E’ un disastro, ma ci riprenderemo anche stavolta”.