Bruxelles – Ci vorrà ancora del tempo perché tutto possa tornare alla normalità. La Commissione europea ragiona alla rimozione delle misure d’emergenza prese dagli Stati membri, ma appare evidente che senza un vaccino per il Coronavirus non si potrà ritornare al punto di partenza. Tanto è vero che la presidente dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen, annuncia per il 4 maggio una videoconferenza “per il finanziamento delle spese per il vaccino”. Attorno al tavolo virtuale ci saranno Global Preparedness Monitoring Board, Wellcome Trust, le alleanze per lo sviluppo di vaccini Gavi e CEPI e la Gates fundation.
“E’ evidente che le società dovranno convivere con il virus fino a quando non verrà trovato un vaccino o un trattamento”, si scrive nella comunicazione inviata agli Stati membri per gestire la graduale uscita dal confinamento imposto per arginare la diffusione del COVID-19. La Commissione non vuole perdere tempo e avvia il ragionamento su come finanziare la ricerca e lo sviluppo, al fine di trovare “soluzioni innovative ed eque”. Nel mentre adotta la tabella di marcia per allentare le misure d’emergenza. “Non intendiamo dire che si possono rimuovere le misure già adesso, ma fornire un quadro per permettere una graduale ritorno alla vita pubblica in modo coordinato”.
Decisioni degli Stati, criteri comuni
Spetta agli Stati decidere come muoversi, e la Commissione non intende interferire con le prerogative proprie dei Paesi. Ai quali chiede di attenersi a tre criteri quando si tratta di valutare se è giunto il momento di uscire dal confinamento. Il primo è il criterio epidemilogico Si tratta di verificare se la diffusione della malattia è “notevolmente diminuita e stabilizzata per un periodo di tempo prolungato”. Secondo criterio, quello della capacità del sistema sanitario sufficiente. Qui si ricomprendono il numero di addetto ai lavori, specie in terapia intensiva, l’adeguato numero di posti letto, l’accesso ai prodotti farmaceutici richiesti, l’accesso alle cure, le capacità di rinnovo dello stock di attrezzatura e medicinali. Terzo criterio da seguire l’adeguata capacità di monitoraggio, compresa la capacità di test su larga scala per rilevare e monitorare la diffusione del virus combinata con la tracciabilità dei contatti e le possibilità di isolare le persone in caso di ricomparsa e ulteriore diffusione delle infezioni.
Non solo criteri, anche principi
Accanto ai tre criteri, tre principi generali. Tutte le decisioni prese dai governi dovranno basarsi su evidenza scientifica, nel rispetto del principio di solidarietà e nel rispetto della cooperazione continua e costante. “È essenziale che le misure siano comunicate alla Commissione e agli Stati vicini, così da evitare il rischio di controindicazioni”, rimarca la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Quanto al secondo aspetto, condivisione di materiale protettivo, invio di medici e personale medico tra Stati dovranno essere garantiti.
Serve pazienza, Schengen sospesa ancora per molto
Tutto dipenderà a seconda della situazione, variabile da Paese a Paese. Per questo serve “un approccio dai piccoli passi e differenziato”, sottolinea von der Leyen. Non è possibile stabilire quando si uscirà dall’emergenza. Questo vale per tutti.
Viene chiarito che l’area Schengen per libera circolazione di persone, merci, servizi e capitali alla base del funzionamento del mercato unico e dei principi UE viene limitata alle merci di prima necessità e solo ad alcune tipologie di lavoratori transfrontalieri, come ad esempio medici e personale medico. “In modo coordinato di vita pubblica deve essere ripristinato gradualmente, altrimenti affrontiamo il rischio di una nuova diffusione del virus con misure di emergenza da reintrodurre”, sottolinea von der Leyen. Questo però implica che le frontiere tra gli Stati membri torneranno a essere completamente aperti “nel lungo periodo”.
La necessità di un bilancio ambizioso
La Commissione organizza la conferenza dei donatori internazionali per finanziare ricerca e sviluppo del vaccino. Intanto spinge sui governi perché mettano soldi per il prossimi bilancio pluriennale (MFF 2021-2027), che dovrà essere “la risposta alla crisi del Coronavirus, senza dimenticare il green deal, perché i cambiamenti climatici non sono scomparsi”. Le idee dell’esecutivo comunitario saranno presentate ai leader dell’UE la prossima settimana (23 aprile), ma von der Leyen anticipa che servirà “un elemento di pagamento anticipato” da utilizzare subito.
Lo stesso appello arriva da Charles Michel. Il presidente del Consiglio europeo si presenta in conferenza stampa per inviare il messaggio di un’Europa unita, che lavora insieme e in modo omogeneo. “Serve una strategia per gli investimenti, da sostenere attraverso il bilancio pluriennale dell’Unione”, dice il belga. Che avverte: “La situazione ci riguarderà per i prossimi mesi e anche nei prossimi anni”. Un riferimento al danno economico, “che non siamo ancora in grado di poter quantificare” e che si teme enorme. “Finora sono stati messi in campo interventi per 3mila miliardi di euro per sostenere l’economia”, e molte altre ancora risorse serviranno. Dunque non potrà essere un budget al ribasso.
Tutti tracciati via smartphone?
Il provvedimento forse più controverso è quello dell’applicazione per la tracciabilità dei telefoni cellulari, così da verificare che siano rispettate le distanze di sicurezza tra le persone e spostamenti giustificati. La Commissione ha dato il via libera, sia pur condizionato, per via del ruolo “importante” per il contenimento della diffusione del virus.
Ci si raccomanda di fare in modo che venga rispettata la privacy, e che “quando utilizzano le app di tracciamento, gli utenti dovrebbero mantenere il controllo dei propri dati”. Tracciare la stretta vicinanza tra i dispositivi mobili dovrebbe essere consentito solo su base anonima e aggregata, senza tracciamento dei cittadini, e i nomi di eventuali persone infette non devono essere divulgati ad altri utenti. Si pone il problema però di chi controlla realmente la natura non invasiva della misura, a cui si chiede di far partecipare i sistemi sanitari nazionali nella definizione