Roma – Non dividersi tra nord e sud, spingere sulla risposta unitari ed equilibrata, non escludere nulla né il bilancio Ue, né gli eurobond. Mario Centeno il pontiere, gioca d’anticipo e prova a tenere insieme le diverse posizioni prima della nuova riunione dell’Ecofin e a una settimana dal Consiglio Europeo.
Il portoghese, presidente dei ministri delle finanze dell’Eurozona, spedisce messaggi a tutti i Paesi attraverso alcune interviste pubblicate su alcuni giornali europei: Italia, Francia, Spagna, Germania e Olanda. Scelte non casuali, per dire che sulle divisioni ancora esistenti il negoziato deve proseguire ma anche che una prima rete di sicurezza è stata predisposta. In seguito alla crisi sanitaria “ci sarà un grande accumulo di debito e ora dobbiamo decidere nel tempo i costi di questa crisi. Non un solo Paese può sentirsi fuori”.
L’interesse maggiore è puntato sul ‘Recovey fund’ il fondo per la ripresa proposto dalla Francia che secondo Centeno è il modo per assicurare la solidarietà agli Stati più colpiti. Solidarietà che è alla base dell’Unione, questa non è una crisi che si può affrontare con manuali vecchi, dobbiamo giocarcela come un solo giocatore”. Sembrano le parole usate dal premier italiano Conte che insiste sulla necessità degli Eurobond che restano sul tavolo dei capi di governo. “La risposta non è necessariamente questa ma non la escludo. C’è una proposta di usare il Quadro finanziario pluriennale e un’altra di emettere debito comune. Le due non si escludono necessariamente”.
Nel mantenere insieme le diverse esigenze e anche le differenti condizioni di partenza, il presidente dell’Eurogruppo invita a un piano di gioco equilibrato per tutti: “Dobbiamo far sì che gli strumenti usati siano il più simili possibile in tutta Europa, anche per evitare che la ripresa non sia troppo lenta”.
Proposta francese, piano Sure, il Mes come assicurazione, una riposta per ora rapida, “in dieci giorni abbiamo fatto passi enormi” dice Centeno che ora in vista del prossimo appuntamento dei capi di governo invita tutti a riflettere sul fatto che “già esiste una forma di mutualizzazione molto forte come il mercato unico” e che “nessuno è un’isola” e nessuno può pensare di andare avanti se l’Unione fallisce. Il richiamo è esplicito verso l’errore fatto durante gli anni dell’austerità, “pensare che si potesse risolvere il problema senza sostenere il mercato europeo”.
“Decidere è una questione di settimane” spiega infine, e bisogna “dare certezze agli attori economici, alle famiglie, e una soluzione a cui tutti possano dire di aver vinto. Se non lo facciamo i nostri cittadini perderanno tutti insieme”.