Bruxelles – La Commissione europea è pronta a intervenire se nel contrasto al Covid-19 dovessero manifestarsi violazioni dello stato di diritto da parte degli Stati membri. Per combattere la pandemia molti governi dell’Unione hanno disposto, in forme più o meno accentuate, alcune “misure di emergenza”, che per l’Esecutivo devono essere adottate nel pieno rispetto dei valori europei fondamentali. Soprattutto dovranno essere misure limitate nel tempo e circoscritte al combattere la crisi pandemica.
Sul fatto che le misure di emergenza debbano essere limitate nel tempo insiste nuovamente Didier Reynders intervenendo ad un webinar organizzato dall’European policy center sul tema “Covid-19: a threat to liberal democracy in the EU?”. Il commissario europeo alla Giustizia non nasconde la preoccupazione dell’Esecutivo circa la particolare situazione in Ungheria, dove la richiesta di ‘pieni poteri’ da parte del primo ministro Viktor Orbán fa temere, per molti, per la tenuta democratica del paese.
In Ungheria, mette in guardia il commissario europeo, al momento è impossibile intravedere quando sarà dichiarata una fine allo stato di emergenza disposto dal governo di Budapest lo scorso 11 marzo. Allo stesso esecutivo guidato da Orbán spetterà la decisione e la responsabilità su tempi e modi di porvi fine. E questo fa temere che possa essere ancora lontano quel momento. Tuttavia “per ora è troppo presto per valutare le conseguenze” della stretta politica disposta dal governo ungherese “dal momento che siamo appena all’inizio di questo processo”. Il commissario UE conferma l’intenzione della Commissione di reagire se lo stato di diritto non sarà rispettato.
Bruxelles intende monitorare sull’applicazione della legge approvata a Budapest, che prevede, tra le altre cose, la possibilità per Orbán di legiferare tramite decreto e di “criminalizzare le notizie false” facendo temere per le condizioni della libertà di stampa e di espressione nel paese.
Insieme alle misure introdotte per proteggere l’economia e le persone, quasi tutti gli Stati membri dell’UE hanno imposto restrizioni che influiscono sui diritti fondamentali delle persone, tra divieti alla libera circolazione e restrizioni alla libertà di associazione. Il commissario assicura del fatto che l’Esecutivo europeo sta monitorando con attenzione tutte misure di emergenza disposte dagli stati membri che le hanno adottate (22 su 27) e il loro impatto sul dibattito democratico in UE, specialmente sullo stato di diritto e sui diritti fondamentali.
È legittimo, insiste, che i governi UE abbiano la possibilità di disporre di strumenti necessari ad agire velocemente e proteggere la salute pubblica dei cittadini europei. La Commissione, aggiunge, sostiene a pieno gli stati membri nella lotta al Covid-19 ed “è assolutamente normale in circostanze straordinarie adottare misure straordinarie”. Ma è fondamentale riuscire ad affrontare la crisi secondo “lo stile di vita europeo”, ovvero rispettando i valori e i principi fondamentali su cui l’UE si fonda.
Procedure di infrazione e adozione del cosiddetto articolo 7 del Trattato di Lisbona (la cosiddetta “opzione nucleare” che prevede la sospensione del diritto di voto) sono gli strumenti a disposizione delle istituzioni europee per mettere pressione sugli stati membri che si allontanano dai principi della democrazia. Esiste, in realtà, una terza opzione in capo alla Commissione europea per salvaguardare i principi democratici, ovvero la possibilità di sospendere l’accesso di uno o più stati ai fondi previsti dal bilancio dell’Unione europea. Reynders non esclude che si possa arrivare ad utilizzare questa terza via per “rimettere in riga” i paesi membri che escono dai confini della democrazia.
Intanto, l’Esecutivo è al lavoro per mettere a punto un rapporto annuale sullo stato di diritto in Europa, che sarà presentato a settembre durante la presidenza di turno del Consiglio della Germania. Secondo quanto rivelato dal commissario europeo, nel documento non ci sarà solo l’analisi delle condizioni dello stato di diritto ma anche una serie di raccomandazioni e valutazioni sui progressi compiuti e sui traguardi ancora lontani dall’essere perseguiti: uno spazio nel rapporto sarà riservato alla panoramica negli Stati membri; alle modalità per combattere la corruzione; al pluralismo dei media; infine ai pesi e contrappesi. Il rapporto servirà a condurre un dibattito sulla stato di diritto all’interno delle istituzioni dell’UE e con i paesi interessati.