E così l’Italia va alla guerra contro l’Olanda e minaccia di chiedere l’inserimento di una clausola sui i paradisi fiscali nel Patto di stabilità e crescita.
Si spera così di far desistere gli olandesi dal loro rigorismo e dalla loro opposizione agli eurobond. Un ricatto dalla discutibile efficacia che getta olio sul fuoco di una situazione già critica. Ma soprattutto una strategia discutibile nel suo stesso impianto. Innanzitutto perché nessuno impedisce all’Italia di fare concorrenza all’Olanda in materia fiscale e offrire condizioni ancora più interessanti ai grandi gruppi industriali che volessero insediarsi da noi. Non bisogna però dimenticare che l’Olanda è capace di attirare grandi società sul proprio territorio non solo con sgravi fiscali ma anche con servizi e infrastrutture che noi ci sogniamo.
E poi bisogna anche sapere che ad approfittare del dumping fiscale olandese sono proprio tantissime società italiane. Eni, Enel, Exor, Ferrero, Prysmian, Saipem, Telecom, Illy, Luxottica, Barilla, Piaggio, Pirelli, Stefanel, Segafredo, Alitalia, Sai, Perfetti Van Melle, Tiscali sono solo alcune delle tante felicemente insediate ad Amsterdam, alla faccia del fisco italiano e del nuovo patriottismo da Coronavirus. Scopriamo così che i più pregiati fiori all’occhiello del nostro Made in Italy sono Made in Holland. Ci pensino gli sfegatati sostenitori dell’eccellenza italiana.
Ma a questo punto è più da farabutti offrire paradisi fiscali o approfittarne spostandovi i propri capitali? In altre parole, perché il governo non fa la guerra alle società italiane che delocalizzano le loro sedi legali invece di prendersela con l’Olanda che, di fatto, non fa nulla di illegale? Quando si tratta di grandi società, la verità alla fine è sempre quella: non hanno frontiere, non le hanno mai avute e si spostano dove più conviene loro.
Anche per questo sono patetici i tanti che di questi tempi predicano il comperare italiano. Nel mondo capitalistico ha ben poco senso cercare il prodotto autoctono e quando insorgiamo davanti alla scalata di una società straniera che vuole acquistare un marchio italiano, siamo degli illusi. Loro, i grandi capitali, non hanno bandiera e non ci rimettono mai. Noi siamo invece qui a rincorrere i sovranisti e i loro miraggi di autarchia. In fin dei conti, anche in questa faccenda degli eurobond il male peggiore viene sempre da noi stessi che siamo incapaci di far pagare le tasse a chi deve.
Con o senza virus, i malati siamo noi. Vogliamo giocare al sistema capitalistico senza averne le capacità e ci appesantiamo di uno stato mastodontico e inefficiente. Se non saremo capaci di riformare profondamente il nostro paese resteremo sempre alla mercé di chi in Europa è migliore di noi, di chi gioca al capitalismo forse con pochi scrupoli ma sa tenere i propri conti in regola e offre ai propri cittadini un efficace stato sociale.