Roma – Continueremo a chiedere gli Eurobond, “non firmerò nessun accordo fino a quando non ci saranno strumenti adeguati alla sfida”. Giuseppe Conte all’indomani del faticoso accordo dell’Eurogruppo, loda il ministro Roberto Gualtieri “che ha fatto un ottimo lavoro”, ma dice che il passo in avanti non è sufficiente. Serve una potenza di fuoco di almeno 1.500 miliardi e “il governo punta a un fondo finanziato con gli eurobond. Con la tenacia e la forza della ragione riusciremo a convincere tutti”.
Ieri la conferenza stampa era una delle più attese di queste settimane soprattutto perché c’era l’aspettativa della nuova data fino a cui il Paese deve proseguire nel suo lockdown. Fino al 3 maggio le restrizioni non cambiano, “non ce lo possiamo permettere” spiega il premier, c’è una lenta discesa del contagio ma una riapertura “vanificherebbe tutti gli sforzi fatti finora. Mi prendo tutta la responsabilità politica di questa decisione”. Il governo sceglie altri venti giorni di linea dura, svincolando dalla chiusura solo librerie, cartolerie, negozi per bambini e attività come la silvicoltura. Riapertura solo graduale dunque, e sulla fase due Conte annuncia la formazione di una task force, guidata dal manager Vittorio Colao, che dovrà preparare uno schema per la ricostruzione, ripensare la vita sociale del dopo virus e l’organizzazione del lavoro.
“E ora passiamo all’Europa” …, premessa dal quale si poteva capire che il premier non si preparava a considerazioni rituali. Così dopo aver ribadito che ciò che i ministri finanziari hanno messo sul piatto non è abbastanza per affrontare la crisi e ricostruire l’economia dell’Europa, prende di petto il dibattito sul Mes, migliorato ma che “l’Italia non ha intenzione di utilizzare”. Conte parte con l’attacco: “Il Mes esiste dal 2012, non è stato firmato ieri e tantomeno attivato come dichiarano falsamente e irresponsabilmente, voglio fare nomi e cognomi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni”.
Una replica durissima agli attacchi e agli insulti piovuti sul governo e a livello personale su di lui e il ministro Gualtieri, dopo la riunione dell’Eurogruppo. “Questo governo non lavora col favore delle tenebre, ma guarda in faccia ai cittadini e dice le cose con chiarezza”, aggiungendo che questo atteggiamento di parte dell’opposizione non aiuta, sono “menzogne che fanno male e rischiano di indebolire non me ma l’Italia intera”.
Accuse di antipatriottismo che colpiscono nel vivo i due leader che giudicano l’attacco del premier “arrogante e degno di un regime, una cosa mai vista nella storia utilizzare la tv di Stato nell’ora di massimo ascolto per fare accuse politiche” commenta Giorgia Meloni. Critiche durissime anche dalla Lega. Salvini ha chiamato al telefono il Presidente Sergio Mattarella al quale, anche nome degli altri leader del centrodestra, “ha manifestato il suo risentimento”, ritenendo “gravissimo quanto accaduto”.
Il J’accuse di Conte, tuttavia ha una spiegazione anche dietro le quinte, un’irritazione cresciuta dopo un pomeriggio di confronto molto teso tra i partiti di maggioranza, Pd e M5S. I capi delegazione pentastellati, sul Mes hanno chiesto al premier di chiarire in modo esplicito “mai e poi mai”, mentre dai Dem pensano sia un errore rinunciare a una linea di credito senza alcuna condizione anche se solo per le spese sanitarie. Uno scontro dietro il quale c’è la consapevolezza di non poter fare a meno dell’intero pacchetto europeo e che è molto probabile si ripresenti alla vigilia del Consiglio del 23 aprile, quando si dovrà decidere la strategia da tenere per strappare il massimo possibile e tessere le alleanze con i partner più affini come Francia, Spagna e Portogallo.