Bruxelles – Mauro Ferrari, presidente dell’European Research Council (ERC), in sostanza il capo della ricerca dell’Unione Europea, si è dimesso dal suo incarico perché non è riuscito a convincere l’Unione, a lanciare un grande programma di ricerca sul COVID19.
La notizia è stata diffusa dal Financial Times, che precisa che Ferrari, che era entrato in carica solo il primo gennaio scorso, ha presentato le sue dimissioni martedì sera [7 aprile] a Ursula von der Leyen. Dalla Commissione è giunta la conferma della notizia, senza però alcun commento.
“Sono rimasto estremamente deluso dalla risposta europea al COVID19 – ha detto il professore italo-americano in una dichiarazione al giornale britannico -. Sono arrivato all’ERC come fervente sostenitore dell’Unione europea… la crisi del COVID19 ha completamente cambiato il mio punto di vista, anche se continuo a sostenere con entusiasmo gli ideali della collaborazione internazionale”.
Il professor Ferrari, un pioniere italo-americano della nanomedicina, ha spiegato che la sua frattura con la Commissione europea è iniziata all’inizio di marzo “quando è diventato evidente che la pandemia sarebbe stata una tragedia di proporzioni forse senza precedenti”.
Il dimissionario capo dell’ERC spiegato a FT che aveva proposto di istituire uno speciale programma per combattere il Coronavirus poiché ritiene che “i migliori scienziati del mondo avrebbero dovuto disporre di risorse e opportunità per combattere la pandemia, con nuovi farmaci, nuovi vaccini, nuovi strumenti diagnostici, nuovi approcci dinamici comportamentali basati sulla scienza, per sostituire le intuizioni spesso improvvisate dei leader politici”.
Ma la sua proposta fu bocciata all’unanimità dal board dell’ERC perché rivoluzionava la loro filosofia di lavoro che prevede di aiutare la ricerca “dal basso verso l’alto” e non il contrario. Poi Ferrari iniziò a lavorare direttamente a un piano con la presidente che, racconta, aveva contribuito con molte proposte, ma la burocrazia europea ha poi bloccato tutto, von der Leyen compresa. “Il fatto stesso che ho lavorato direttamente con lei – ha raccontato Ferrari a FT – ha creato un temporale politico interno. La proposta è stata trasmessa a diversi livelli dell’amministrazione della Commissione europea, dove credo si sia disintegrata all’impatto”.
Ferrari, che insegna alla University of Washington School of Pharmacy di Seattle, si è anche lamentato del fatto che gli Stati dell’Unione hanno affrontato l’emergenza sostanzialmente in ordine sparso.
In una lettera pubblicata questo mercoledì 8 dal Corriere della Sera Ferrari afferma di essere rimasto “estremamente deluso dall’approccio anti-pandemia del sistema Europa. Lo sono dal punto di vista dell’assenza di coordinamento sanitario tra gli Stati membri, da quello dell’opposizione reiterata a programmi di solidarietà nei riguardi dei Paesi più colpiti, delle politiche unilaterali riguardo alle frontiere e per la mancanza di programmi scientifici sinergici e a largo raggio”
“Purtroppo dovuto constatare le paralizzanti inefficienze dell’ Unione europea, esse stesse in contraddizione con gli alti ideali sui quali l’organizzazione era stata fondata. In questi momenti – sottolinea il professore nella lettera al Corriere – c’è bisogno di azioni decise, finalizzate, efficaci; su queste si concretizzano le responsabilità e si manifestano gli ideali di chi desidera rendersi utile nel contrasto a questa devastante tragedia”.
Conclude poi con amarezza Ferrari: “Ora per me è arrivato il momento di tornare al fronte, alla frontiera della lotta contro la pandemia Covid-19, con risorse e responsabilità reali, lontano dagli uffici di Bruxelles, e al servizio di chi ha bisogno di nuove medicine e vaccini“.
Nella giornata di mercoledì 8 un portavoce della Commissione ha spiegato che le dimissioni hanno “effetto immediato”, come chiesto da Ferrari, e che c’è “dispiacere” da parte della presidente von der Leyen per la sua scelta. Si sta ora organizzando un comitato per procedere alla selezione del nuovo presidente dell’ERC. “Teniamo a sottolineare che la Commissione ha sempre rispettato l’autonomia scientifica dell’ERC”, ha aggiunto il portavoce.