Bruxelles – Ursula von der Leyen ha fatto il passo più lungo della gamba. Ha commesso forse in buona fede una leggerezza che però le è costata una brutta figura. La presidente della Commissione europea, nella voglia di dare il contributo dell’UE alla gestione della crisi provocata dalla pandemia di Coronavirus, ha annunciato un crono-programma per l’eliminazione delle misure emergenziali introdotte negli Stati membri, con tanto di conferenza stampa convocata per oggi (8 aprile) ma poi annullata.
Una retromarcia che ha indotto a chiedere lumi. Forse qualche governo ha avuto da ridire? Il capo del servizio dei portavoce, Eric Mamer, ha placidamente ammesso che, sì, ci sono state rimostranze dalle capitali. “I tempi di adozione della tabella di marcia sono una questione delicata, dal momento che gli Stati membri si trovano in diverse fasi di lotta contro la pandemia”, la risposta offerta. In sintesi: non era il momento più adatto per dire ai governi di uscire dall’emergenza. “Lavoriamo a un documento, ma dopo una consultazione con gli Stati, abbiamo stabilito che serve un po’ più di tempo”.
Tutto rimandato, dunque. Von der Leyen, in un eccesso di zelo, ha scontentato quanti sono intenti a contenere il virus. Nel momento della massima emergenza, come in Italia o Spagna, sentir parlare di uscita dall’emergenza è risultato poco opportuno. Fermo restando che è competenza degli Stati membri intervenire in questo caso, e dunque l’iniziativa della presidente dell’esecutivo comunitario è vista anche come un’invasione di campo. Si è dunque resa necessaria, da parte di Mamer, la precisazione. “La Commissione comunque proporrà delle raccomandazione, poi spetterà agli Stati decidere come rispondere”.