Bruxelles – “Siamo stati noi a chiederne le dimissioni” perché avulso dalla nostra missione, assenteista e impegnato in troppi progetti fuori dalla Commissione. E’ durissima la presa di posizione del Comitato scientifico dell’European Reseach Council (ERC) circa le motivazioni addotte dal professor Mauro Ferrari per giustificare le sue dimissioni dalla presidenza dell’agenzia dell’Unione europea.
In un lungo comunicato, i 19 membri del Comitato spiegano che “venerdì 27 marzo, tutti e 19 i membri attivi del Consiglio scientifico dell’ERC hanno chiesto individualmente e all’unanimità che Mauro Ferrari si dimettesse dalla sua carica di Presidente”.
La richiesta, che è più che altro un pesante atto di accusa, fu formulata per quattro motivi:
– “Durante i suoi tre mesi di mandato, il professor Ferrari ha mostrato una totale mancanza di apprezzamento per la raison-d’être dell’ERC a supporto di un’eccellente scienza di frontiera, progettata e implementata dai migliori ricercatori in Europa. Sebbene abbia espresso il suo sostegno al riguardo nelle dichiarazioni pubbliche, le proposte che ha presentato al Consiglio scientifico non riflettono questa posizione. Non ha compreso il contesto Consiglio nell’ambito del programma di ricerca e innovazione dell’UE Orizzonte 2020”.
– “Dalla sua nomina, il professor Ferrari ha mostrato una mancanza di impegno con l’ERC, non riuscendo a partecipare a molti incontri importanti, trascorrendo molto tempo negli Stati Uniti e non difendendo il programma e la missione del Consiglio quando lo rappresentava”.
– “Al contrario, il professor Ferrari ha intrapreso diverse iniziative personali all’interno della Commissione, senza consultare o attingere alla conoscenza collettiva del Consiglio scientifico, e usando invece la sua posizione per promuovere le proprie idee”.
– “Infine, il professor Ferrari è stato coinvolto in diverse imprese esterne, alcune accademiche e altre commerciali, che gli hanno impegnato molto tempo ed energie e sono apparse in diverse occasioni avere la precedenza sul suo impegno nell’ERC. Il carico di lavoro associato a queste attività si è rivelato incompatibile con il mandato del presidente del Comitato scientifico”.
Ferrari si è poi dimesso il 7 aprile, “in conseguenza di un voto unanime scritto di sfiducia”.
Per quanto riguarda l’affermazione del presidente dimissionario che l’ERC non ha voluto approvare una sua proposta di ricerca sul COVID19, i membri del Comitato scientifico hanno spiegato che fu bocciata perché “la direzione generale della Ricerca e innovazione della Commissione, con la quale siamo collegati, era già molto attiva nello sviluppo di nuovi programmi per sostenere questa ricerca attraverso i canali appropriati”.
Il comunicato ricorda poi che l’ERC è già impegnato su molti fronti di ricerca, con oltre 50 progetti per un valore di circa 100 milioni di euro. E scende in molti dettagli sul sistema di lavoro del Consiglio ricordando che “un nostro principio guida è che i nostri ricercatori sono liberi di perseguire gli obiettivi che definiscono e di decidere su cosa desiderano lavorare. A nostro avviso, questo è un modo cruciale per generare la migliore scienza”. Ferrari invece avrebbe voluto finanziare programmi di ricerca da lui definiti come ERC.
“Questo Comitato scientifico rimane dedicato a perseguire la missione per la quale è stato istituito l’ERC: il sostegno alla ricerca innovativa dal basso”, sottolineano i 19 membri, confermando in questo caso una delle ragioni della rottura già illustrate da Ferrari.