Scommettiamo che a novembre, sempre che non vengano rinviate, le presidenziali americane saranno una sfida tra Donald Trump e Andrew Cuomo? La crisi da virus ha fatto una strage nel non più affollatissimo campo dei pretendenti candidati democratici. Bernie Sanders ha quasi gettato la spugna dopo essere stato abbandonato anche da Alexandria Ocasio-Cortez, Elizabeth Warren e Pete Buttigieg hanno mollato, ‘Little Mikey’ Bloomberg desaparecido. Resiste nell’ombra mediatica Joe Biden, ma anche lui è stato messo KO dal virus: la sua agenda è stata stracciata dalla pandemia, se attacca il Presidente fa la figura del traditore della patria, se lo approva fa la figura del voltagabbana. E invece ogni sera al prime time milioni di americani sono incollati alla tv ad ascoltare l’eroe di New York Andrew Cuomo, che sta conducendo la sua battaglia contro il virus come una campagna elettorale dove tra qualche settimana al posto del contagio venuto dalla Cina come nemico da battere potrebbe esserci Donald Trump.
IL VIRUS RISCHIA DI STRACCIARE LE CARTE VINCENTI DI TRUMP, ECONOMIA E WALL STREET
Per ora Cuomo si guarda bene dall’attaccare il presidente, non lo nomina mai. Allo stesso modo Trump ha evitato di attaccarlo dopo che gli ha ‘disobbedito’ rifiutandosi di tirare giù la saracinesca su NY City e su tutto l’Empire State. Tutti e due stanno giocando una partita a poker dove la posta è la Casa Bianca, tenendo le carte ben coperte. La scommessa di Cuomo è far uscire la capitale del mondo dal tunnel del virus senza essere costretto a farle chiudere i battenti. La scommessa di The Donald è che economia e Wall Street resistano e poi ripartano in tempo per non bruciargli l’unico vero asso che ha in mano e che il virus gli sta sfilando: la Borsa dei record e i dati brillanti ma sempre più opachi sui milioni di posti di lavoro creati. Se gli va bene, Cuomo potrà essere acclamato alla Convention democratica di agosto, quando è stata rinviata sempre che non debba slittare ancora, senza aver avuto bisogno di prendere un solo voto alle primarie, che ormai sono andate in quarantena causa virus.
ELOGIATO COME UN EROE POPOLARE ANCHE DAL CAMPO REPUBBLICANO
Leggiamo cosa scrive Peggy Noonan, newyorkese, ex speech writer di Ronald Reagan e columnist del WSJ: “Il nostro governatore è un eroe popolare. Sei al telefono, vedi che è in tv e dici ‘scusa devo andare, c’è Cuomo’. Andrew Cuomo è sempre più informato di tutti, ha in testa le priorità, sapeva già un mese fa cosa bisognava fare, ha il comando della situazione, è umano, comunicativo e instancabile. E’ una forza unificante”. Detto da una Repubblicana convinta di un politico Democratico, non male. Cuomo sembra convinto di poter uscire dal tunnel del virus con interventi mirati e chirurgici, guidati dalla competenza, senza dover per forza mettere il lucchetto a New York City e a tutto lo Stato. Si comporta come se New York non avesse un sindaco, e anche Bill de Blasio, che di fatto è il sindaco, si comporta come se non lo fosse e lascia fare tutto al collega di partito.
SE ESCE DALLA SFIDA CONTRO IL VIRUS ALLA RUDY GIULIANI LA STRADA SAREBBE SPIANATA
Molti americani non considerano New York la loro capitale, gli basta e avanza Washington, e parecchi non la amano nemmeno. Ma se Cuomo dovesse uscire dalla sfida contro il virus come Rudolph Giuliani uscì da quella contro il degrado e la criminalità negli anni 80 da Procuratore Generale di NY per essere poi santificato come sindaco-eroe dopo l’11 settembre, allora The Donald avrebbe da preoccuparsi molto, ma molto seriamente. Prima del virus, Trump era ‘condannato’ a vincere il secondo mandato delle presidenziali di novembre da Wall Street che continuava a infilare record e da un’economia che cresceva al 3 per cento creando milioni di nuovi posti di lavoro. Contro il socialista Sanders o l’usato sicuro Biden sarebbe stata una passeggiata, sempre che l’economia avesse continuato a tirare e Wall Street a salire.
UNA GESTIONE PERFETTA DELLA MACCHINA DELL’INFORMAZIONE
Ora il virus arrivato dalla Cina passando per l’Europa ha cambiato le carte in tavola e lanciato la stella di Cuomo. Il governatore di New York non rischia quasi niente, se fallisce in tutto o in parte, non avrà fatto molto peggio di tanti altri leader nazionali e locali in giro per il mondo. Ma se gli va bene la strada per la Casa Bianca potrebbe essere spianata. Finora ha dimostrato di saper manovrare alla perfezione la macchina della comunicazione, se è altrettanto bravo a gestire e uscire bene da un’emergenza sanitaria che sta bloccando il mondo forse la Casa Bianca se la merita anche.