Bruxelles – Quattro Paesi dell’Unione europea lo hanno già fatto, altri cinque, tra i quali l’Italia, ci stanno lavorando. E’ la “via coreana” al contenimento della pandemia di Coronavirus, che prevede il tracciamento delle persone contagiate attraverso i loro telefoni cellulari.
Una ricerca della società di consulenza Cullen International ha fatto il punto della situazione (con anche una tabella che illustra nel dettaglio i provvedimenti tecnico/legali) sulle misure prese dai governi, e ne esce che la Bulgaria, la Repubblica ceca, la Slovacchia e la Spagna hanno già adottato una legislazione specifica in materia, che obbliga gli operatori mobili a condividere i dati con le autorità. Non è noto però a che livello di realizzazione pratica si sia arrivati.
In Bulgaria e Slovacchia, le norme obbligano in particolare gli operatori di telecomunicazioni a fornire dati di localizzazione personali a autorità pubbliche che li richiedono, e solo nella Repubblica Ceca è richiesto il consenso dell’utente.
Iniziative per il tracciamento anonimo degli spostamenti degli utenti sono state poi annunciate, oltre che in Italia, anche in Austria, Belgio, Francia, e Germania.
L’uso di applicazioni basate sull’intelligenza artificiale o altre nuove tecnologie da parte delle autorità pubbliche sino ad oggi non è molto diffuso, ma in Francia, Germania, Irlanda, Italia e Spagna, sono in corso ricerche per sviluppare soluzioni di intelligenza artificiale che contribuiscano a limitare la diffusione del virus con Francia, Irlanda e Italia che lavorano principalmente sul sistemi di tracciamento delle persone.
La ricerca di Cullen evidenzia poi che Belgio, Francia e Italia sono stati usati dei droni sia per informare la popolazione sia per monitorare il rispetto delle regole di distanziamento sociale.
Il problema qui è evidente: il rispetto della privacy dei cittadini. Che però sembra cedere di fronte ad esigenze sanitarie, per lo meno se i dati sono “anonimizzati”. Il garante europeo della privacy ha emesso una nota nella quale sostiene che “anche in questi momenti eccezionali” le norme europee di protezione dei dati vanno rispettate, per poi aprire annunciando che “misure invasive come il tracciamento dei singoli possono essere considerate in circostanze eccezionali”.
In generale le normative europee sembrano dunque consentire queste misure di tracciamento, a patto che si tratti di provvedimenti “necessari, appropriati, proporzionali all’interno di una società democratica”.
Su queste linee si sta muovendo anche la Commissione europea, che da un paio di settimane è in consultazione costante con gli operatori telefonici per trovare una maniera di accedere ai dati a livello di Unione. Qui, tra i vari problemi, c’è anche quello che gli operatori raccolgono e conservano i dati in formati diversi, il che ne rende complicata l’elaborazione.