Bruxelles – Si chiamerà Irini, nome greco che significa “pace”, la nuova missione nel Mediterraneo centrale a guida europea per sovrintendere l’embargo di armi verso la Libia disposto dalle Nazioni Unite. Dopo settimane di tentennamenti e discussioni, i governi dell’UE hanno infine trovato un accordo sulla nuova operazione che prenderà il posto di Sophia nel Mediterraneo centrale, dopo averne circoscritto l’ambito d’azione al solo compito di monitorare il traffico di armi nella regione, attraverso risorse marittime, satellitari e aeree.
Un accordo, adottato oggi dal Consiglio UE, che non è stato facile trovare tra i ministri degli Esteri dei Ventisette, rivela Josep Borell in conferenza stampa, ma che conferma che la stabilizzazione della Libia “rimane una priorità assoluta per l’Unione europea” e che lo sarà anche per il suo mandato. Per l’alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza UE, Irini rappresenta una parte importante dello sforzo europeo per potenziare l’embargo di armi verso la Libia e contribuire in questo modo a raggiungere un cessate il fuoco duraturo nella regione. La nuova missione UE prenderà il largo a partire da domani (primo aprile) con un mandato iniziale di un anno, valido fino al 31 marzo 2021. Con sede centrale conservata a Roma (come con Sophia), Irini sarà guidata dal contrammiraglio italiano Fabio Agostini.
Rispetto a Sophia, il cui mandato scadrà ufficialmente alla fine di marzo, le navi della missione Irini saranno disposte solo sulla parte orientale della costa libica, tra Egitto e Grecia, da cui proviene il traffico delle armi. Avrà il compito primario di sovrintendere quanto disposto dall’ONU, ovvero l’embargo sulle armi verso la Libia, ma tra i compiti secondari si annoverano anche il monitoraggio sulle esportazioni illecite dalla Libia di petrolio, greggio e prodotti petroliferi raffinati; il rafforzamento delle capacità e alla formazione della Guardia costiera libica e della Marina militare nelle attività di contrasto in mare; dare un contributo alla lotta alle reti di trafficanti di esseri umani attraverso la raccolta di informazioni e il pattugliamento aereo.
Sophia era stata lanciata dall’UE nel 2015 al principale scopo di contrastare il traffico illecito di esseri umani, pur inquadrandosi nel più ampio progetto europeo di monitorare e promuovere un ritorno alla stabilità e alla sicurezza in Libia. Sophia era già stata depotenziata da qualche anno, soprattutto a causa delle pressioni del precedente governo italiano tra Lega e Movimento 5 Stelle e dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, contrario allo sbarco in Italia dei migranti salvati in mare.
Nei giorni scorsi i ministri degli Esteri europei si sono scontrati proprio sul tema dello sbarco dei migranti soccorsi durante un possibile salvataggio in mare. Secondo l’accordo raggiunto a Bruxelles, il mandato di Irini non prevede direttamente il salvataggio dei migranti in mare ma Borrell non esclude che se dovesse rendersi necessario un eventuale soccorso di persone in difficoltà durante il monitoraggio sull’ingresso delle armi in Libia, i migranti saranno fatti sbarcare in Grecia, per poi essere redistribuiti negli altri paesi europei. Dura la linea dell’Italia e del titolare della Farnesina, Luigi Di Maio, che ha negato categoricamente (per ora) la disponibilità dell’Italia a fornire i propri porti per gli sbarchi dei migranti, soprattutto date le difficoltà del Paese ad affrontare l’emergenza sanitaria dettata dal Coronavirus.