Bruxelles – Sono più di 1,1 milioni i lavoratori coinvolti nel blocco produttivo dell’industria dell’automobile in Europa, a causa del Coronavirus. L’Italia con 69.382 lavoratori coinvolti dalla crisi è terza solo dopo la Germania (568.518) e la Francia (90.000), che stanno subendo le più gravi ripercussioni della pandemia.
Per l’ACEA, l’associazione europea dei produttori di automobili, che ha diffuso i dati, la cifra si riferisce solo alle persone direttamente impiegate nelle fabbriche che producono automobili, camion, furgoni e autobus. Per questo l’impatto sull’intera filiera di approvvigionamento automobilistico è sicuramente “più critico”.
Quanto alle perdite di produzione in tutta l’UE a causa di arresti di fabbrica ACEA parla di almeno 1.231.038 veicoli a motore, di cui 78.434 perdite in Italia. “La durata media del fermo delle fabbriche è al momento di 16 giorni lavorativi” si legge in una nota, che specifica: “Le perdite di produzione sono ovviamente destinate ad aumentare se si estendono gli arresti o si arrestano ulteriori impianti.
In totale sono 2,6 milioni i posti di lavoro impiegati nella produzione diretta nel settore dell’automotive in Europa, che complessivamente, tra posti di lavoro indiretti e diretti, arriva a quota 13,8 milioni di persone. “In questo momento, la preoccupazione principale di ACEA e di tutti i suoi membri è quella di gestire l’immediata crisi del settore automobilistico, che si è sostanzialmente arrestato, cosa che il settore non ha mai sperimentato prima”, commenta Eric-Mark Huitema, direttore generale dell’Associazione europea dei produttori di automobili. “La nostra prima priorità è proteggere la salute e l’occupazione di quasi 14 milioni di europei che lavorano direttamente o indirettamente nel nostro settore”, annuncia.
Ieri il presidente di FCA John Elkann e il consiglio di amministrazione hanno comunicato di aver deciso “all’unanimità di rinunciare in toto al proprio compenso da qui alla fine del 2020”. L’amministratore delegato Michael Manley ha annunciato il taglio dei suoi emolumenti del 50% per tre mesi.
“Proteggere la salute finanziaria dell’azienda è responsabilità di tutti, a partire naturalmente da me e dal team di leadership – ha spiegato Manley in una lettera ai dipendenti -. Al fine di raggiungere questo obiettivo e per evitare una riduzione del personale nel secondo trimestre, dal mese di aprile e per i prossimi tre mesi ridurrò il mio stipendio del 50% e i membri del Group Executive Council (Gec) ridurranno il loro del 30%”.