Bruxelles – Non è il momento di tergiversare. Non è il tempo delle perplessità, né il tempo dei dubbi. Occorre agire, farlo subito, e in modo tanto vigoroso quanto inequivocabile. “Bisogna essere creativi” di fronte al Coronavirus, dice il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, ai leader europei. Coronabond o no, “quello che non vogliamo vedere è che i capi di Stato e di governo non si assumono le loro responsabilità”, perché l’impatto sull’economia del virus “sarà enorme” e per questo “oggi servono risposte, non basta avviare una riflessione”, e se non lo facessero “sarebbe gravissimo”. Il suggerimento per i governi? “Occorre condividere il debito”.
Il ragionamento di Sassoli è lineare. La crisi è simmetrica, riguarda tutti. E per questo tutti devono farsi carico di tutti, nessuno escluso. “Tempi straordinari richiedono strumenti straordinari”. Quindi precisa, rivolgendosi al leader ungherese, Viktor Orban, che chiede tutti i poteri per sé per poter meglio gestire questa emergenza. “Si esce dalla crisi con la democrazia. Non crediamo che siccome c’è una situazione d’emergenza la democrazia debba essere sospesa”.
Quindi torna a concentrarsi sulle ricette economiche. Plaude alle parole dell’ex presidente della BCE, Mario Draghi, che invita gli Stati a intervenire con risorse pubbliche. “Credo abbia ragione”, commenta Sassoli. “Servono strumenti che consentano agli Stati intervenire subito”. Qui allarga lo spettro alla dimensione sovranazionale. “Riteniamo che sia necessario lavorare a un meccanismo comune di debito, emesso da una istituzione europea”. In questo modo sarà possibile raccogliere fondi sul mercato alle stesse condizioni per tutti e di finanziare le politiche necessarie per rilanciare l’Unione dopo la pandemia. “Nessuno deve tirarsi indietro”.
Ma su questo i leader rischiano di ritrovarsi molto distanti ed estremamente divisi. Non tutti, specie nella parte settentrionale dell’Unione, sono disposti a farsi carico dello stato di finanza pubblica di altri membri. Sassoli avverte. “Quanto già fatto non basta”. Servono strumenti, e coraggio. Perché in gioco c’è l’intera posta. “Questa crisi rivelerà la nostra reale capacità di costruire il futuro dell’Europa oppure decreterà la sconfitta del progetto europeo”.