Bruxelles – In aula giusto pochi eurodeputati, eppure sono stati 687 i membri del Parlamento europeo a votare questa mattina a distanza, tramite indirizzo e-mail, per attivare la procedura d’urgenza per affrontare l’epidemia di Covid-19. “Un risultato eccezionale in queste circostanze senza precedenti. La democrazia non si ferma”, scrive in un tweet il presidente David Sassoli.
La procedura d’urgenza di contrasto alla pandemia prevede l’adozione da parte del Parlamento di tre misure attraverso un percorso accelerato, dettato dalla gravità del momento. SI tratta di norme comuni sulle bande orarie negli aeroporti, sulla cui urgenza i deputati hanno votato all’unanimità (687 su 687); l’attivazione dell’Iniziativa di investimento in risposta al coronavirus, su cui hanno votato a favore 686 membri e 1 contrario; l’assistenza finanziaria agli Stati membri e ai paesi che stanno negoziando l’adesione all’Unione europea (684 voti a favore, 1 contrario, 2 astenuti).
Dopo l’ok dell’Eurocamera sull’attivazione della procedura d’urgenza, spazio agli emendamenti sulle singole misure di intervento. I risultati finali si attendono in serata, anche se considerata l’ampia convergenza sulla prima votazione della mattinata non dovrebbero esserci grandi sorprese.
L’unico rischio, mette in guardia il capo delegazione del Partito democratico nell’Europarlamento Brando Benifei, “è che qualche forza politica per farsi pubblicità presenti emendamenti non concordati con il Consiglio, per farsi belli davanti a qualche realtà produttiva e in sofferenza a causa della crisi”. Eventuali modifiche alle misure andrebbero concordate nuovamente con il Consiglio e dunque se questi emendamenti venissero approvati, si ritarderebbe l’entrata in vigore della procedura.
La stoccata è indirizzata in particolare alla Lega di Matteo Salvini: “Sarebbe un danno per l’Italia e per l’Europa intera, solo per un po’ di visibilità” ripete Benifei. Le stesse accuse vengono rivolte anche dal Movimento 5 stelle. “Gli europarlamentari della Lega sono degli irresponsabili”, scrive in una nota Rosa D’Amato, che attribuisce alla Lega la responsabilità di “aver presentato degli emendamenti alla proposta di finanziamenti europei nella lotta contro il Coronavirus che, se approvati, ritarderebbero almeno di alcune settimane l’erogazione dei fondi”. Per la deputata 5 stelle “questi emendamenti che rischiano di essere un boomerang anti-italiano” e per questo il Movimento ha chiesto alla Lega di ritirarli.
Del Carroccio prende la parola nel dibattito in plenaria Marco Campomenesi, il quale ha attaccato quanto fatto fino ad ora dall’Europa per fronteggiare l’emergenza sanitaria. “Ci sono nemici della nostra istituzione – Russia, Cina, Cuba, Stati Uniti – che stanno aiutando l’Italia. Se arriverà un aiuto anche da parte dell’Europa ben venga ma le condizionalità previste dal Mes (che saranno al centro del Consiglio europeo di oggi, ndr) non hanno alcun senso”. “Dalla Commissione europea tra il 2011 e il 2018 sono arrivate 63 richieste agli stati membri di tagliare la sanità e privatizzarla” accusa l’eurodeputato leghista, sottolineando che quando c’era bisogno di aiutare gli altri paesi l’Italia era in prima linea.
Sul tema degli emendamenti presentati dal gruppo di Identità e democrazia (di cui la Lega fa parte nell’Europarlamento) si è pronunciato anche Sassoli. “Mi auguro non intralcino risposte immediate alle esigenze dei nostri paesi” dice, sottolineando però che “non spetta a me giudicare gli emendamenti che vengono presentati, abbiamo fatto di tutto per garantire il massimo dibattito e la partecipazione”, secondo il regolamento parlamentare.
L’appello all’unità
Sebbene su fronti opposti, le tre forze politiche italiane hanno però in comune la convinzione che in questa situazione manchi in Europa una reazione pienamente collettiva ed unitaria. Posizione su cui convergono molti dei pochi deputati presenti in Aula, che hanno diritto ad intervenire nel dibattito. Ogni Stato, accusano, agisce in maniera autonoma e indipendente, manca una risposta congiunta e coordinata all’emergenza. Complice anche il fatto che la sanità rientri nelle prerogative nazionali, e non in quelle su cui l’Europa ha ampio margine d’azione.
Ma quello che è evidente è che fino ad ora è mancato il senso della solidarietà tra i governi, su cui l’UE si fonda. Lo stesso messaggio è sottolineato anche dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen che nel suo intervento di fronte ad una plenaria svuotata si appella ai governi UE: “facciamo insieme la cosa giusta, con un solo grande cuore, anziché 27 piccoli cuori”.