Bruxelles – Una comunicazione congiunta con l’alto rappresentante UE per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, per un nuovo piano di azione dell’UE per i diritti e la democrazia, relativo al prossimo quinquennio (2020-2024) è stata approvata oggi dalla Commissione europea.
Ai leader dei governi UE, l’Esecutivo chiede di favorire un processo decisionale più rapido ed efficiente in materia di diritti umani e di democrazia, deliberando a maggioranza qualificata (non più assoluta) tutte le questioni che rientrano nel piano d’azione pubblicato oggi e velocizzando quindi i tempi di approvazione delle misure. Sollecita il Consiglio europeo ad adottare il piano d’azione per i diritti umani e la democrazia come una politica europea di interesse strategico, il che, a suo avviso, significherebbe compiere un passo in avanti verso un’Unione europea “più strategica e più decisa”.
Diritti umani, democrazia e stato di diritto sono in grave pericolo in molti paesi del mondo, denuncia la Commissione europea. Libertà fondamentali, come la libertà di parola o anche l’assemblea e la libertà dei media sono costantemente minacciate, messe in dubbio o in certi casi deliberatamente sospese. Per combattere l’erosione progressiva dei diritti democratici di cui l’Europa si erge a difensore, il piano d’azione per i prossimi anni prevede cinque linee programmatiche da applicare durante tutta l’azione esterna di Bruxelles, su base nazionale, regionale e multilaterale: protezione e responsabilizzazione delle persone; costruzione di società resilienti, inclusive e democratiche; promozione di un sistema globale per i diritti umani e la democrazia; saper cogliere le opportunità e affrontare le sfide poste dall’uso delle nuove tecnologie; imparare a lavorare insieme.
Nel documento approvato dal Collegio dei commissari nessun accenno e nessun riferimento preciso a paesi interni all’Unione europea. La tempistica con cui la comunicazione viene pubblicata è però rilevante, dal momento che Bruxelles ha iniziato a mostrare segni di preoccupazione per i tentavi del governo nazionalista ungherese di Viktor Orbán di espandere i propri poteri esecutivi, sfruttando lo stato di emergenza dichiarato in Ungheria a causa del Coronavirus. Budapest è tra i paesi in Europa con il più basso numero di contagi registrati, ma questo non sembra frenare il primo ministro intento a far passare al Parlamento nazionale un disegno di legge che gli conferisca ampi poteri.
“Quanto avviene in Ungheria ha sollevato preoccupazioni già nei giorni scorsi, stiamo seguendo la situazione con attenzione” dice un portavoce della Commissione europea nel corso del rituale briefing con la stampa [25 marzo]. La cosa non sorprende, già all’inizio dell’anno, la plenaria di Strasburgo aveva denunciato una condizione deteriorata dello stato di diritto sia in Polonia che in Ungheria, invocando l’istituzione di un meccanismo permanente UE su democrazia, stato di diritto e diritti fondamentali. Sul versante interno all’UE per la tutela dei diritti democratici non c’è stato alcun passo avanti da parte dell’Unione europea. Nella comunicazione pubblicata oggi, la Commissione UE guarda più che altro oltre i propri confini, nell’ambizione di assumere il ruolo di leader globale per la promozione di democrazia e diritti umani. Rischia però di rimanerne delusa, ritrovandosi tra i propri membri chi questa democrazia europea cerca di piegarla ai propri fini, senza muovere un dito per fermarlo.